Non abbiamo motivo per festeggiare Halloween

Siamo in Italia ed io, da italiano, ho in calendario già tante feste e rappresentazioni che si avvicinano alla mia cultura, molto più di questa inutile serata. Il Carnevale, con la sua allegria, spensieratezza e simpatia, è di sicuro migliore di questa serata buia e lugubre. Gli italiani, cristiani e cattolici, per quale motivo, si ritrovano vestiti come spaventapasseri a girare la notte con queste zucche bucherellate, visto che questa manifestazione non ha nulla a che fare con il Vangelo e i crocefissi?

Me lo chiedevo già prima di accettare l’Islam come mio stile di vita. Ora, innanzi tutto, capiamo cosa è questo Halloween.

Nacque come celebrazione più di venti anni fa nella terra delle nazioni celtiche: Irlanda, Scozia, Galles, Isola di Man, Cornovaglia e Bretagna. Simboleggia il capodanno celtico, che coincideva con l’inizio dell’inverno: il passaggio dalla stagione lucente e fruttuosa a quella buia, fredda e non produttiva. I celti chiamavano questo giorno Sanhain, che significa «fine dell’estate».

Per non inimicarsi l’inverno con i suoi spiriti, i sacerdoti druidi andavano in giro per le case e chiedevano da mangiare, possibilmente dolci, perché li preferivano. Se questi non fossero stati graditi, gli spiriti avrebbero mandato maledizioni alle persone. E per questa eventualità, per non farsi riconoscere, gli uomini si travestivano per tutta la sera da spiriti, per confondersi con quelli veri.

La festa del 31 ottobre, dopo la conquista da parte dei romani e l’avvento del Cristianesimo, si trasformò e cambiò il nome druido in Hallowmas o All Souls Day (Ognissanti) e fu celebrato il 1 ° novembre per onorare tutti i santi. Col tempo prese il nome di All Hallows Eve, che pian piano si è trasformato in Halloween.

Si pensa, e non è del tutto verificato, che il papa Bonifacio IV imponesse questa festa con questo nome per cancellare l’usanza pagana dei druidi da quelle terre e impiantarvi le usanze cristiane. Tale ricorrenza però era concessa solo nei Paesi britannici, ma da quando fu trapiantata nel nuovo mondo, come ogni cosa presa e portata in quelle distese desolate a perdita d’occhio, si trasformò in una mera rappresentazione dell’originale, dove l’importante non era recuperare la tradizione, ma infarcirla di miti e riti scopiazzati e inesistenti e trasformarla in una macchina per far soldi. Infatti oggi negli Usa si spendono miliardi di dollari, nelle settimane precedenti al primo di novembre.

Questa ricorrenza di tradizione italiana non ha proprio nulla. Ma non lo ha neanche per quella cristiana e tanto meno per quella musulmana. Anzi, festeggiando questo evento, noi musulmani incorriamo nell’emulazione di popoli che credevano negli dei e spiriti. Una delle cose più gravi per l’Islam, ed è lo stesso per il Cristianesimo, che segue il comandamento «Non avrai altro Dio al di fuori di me, non adorare altri che me».

E tra l’altro il nostro profeta Muhammad disse chiaramente che chiunque avesse cercato di imitare qualcuno, alla fine sarebbe diventato come quel qualcuno. E noi musulmani non siamo politeisti. Questo vale anche per chi segue il Vecchio Testamento, come tutti i cristiani e gli ebrei:«Non imitate la condotta delle genti e non abbiate paura dei segni del cielo, perché le genti hanno paura di essi» (Geremia 10,2).

Tutte le tre religioni monoteiste non consigliano di partecipare a tale festa perché non è altro che momento per mistificare il credo e allontanarci dalla Verità. Il problema che si pone ogni anno, come si legge nei social dai vari post nei gruppi musulmani, è il dire «no» ai figli che vengono coinvolti nelle feste business fake-tradizionali nelle scuole. Qui ci sono vari consigli fatti da illustri professori e sapienti dell’Islam, che naturalmente non sono in Italia.

Ai genitori non resta che seguire il miglior consiglio secondo il proprio interesse e il rapporto con la fede e i figli: forse spiegare ai bimbi cosa e chi siamo noi, che abbiamo altre feste da festeggiare, sarebbe più opportuno; non obbligare i bimbi a non partecipare, ma parlare, discutere e possibilmente creare un diversivo più attraente di questa misera e volgare festa, che nulla ha di cristiano, italiano, e sopratutto di musulmano.

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