Nobel musulmani e i numeri che tutti usano: scienza e pace compatibili con l’Islam

A un cittadino occidentale di scarsa cultura sono ignote persone che si sono distinte positivamente in settori del sociale e dell’istruzione e che hanno, per questo, ricevuto un riconoscimento internazionale. Il che non stupisce se si considera il rapporto fra arabi e conoscenza (qualcuno ignora che i nostri numeri sono quelli arabi) e se si guarda a non remote vicende di politica internazionale. La tradizione araba nelle gesta dei dodici cittadini musulmani che si sono aggiudicati il prestigioso premio Nobel, istituito dal testamento dell’inventore della dinamite, lo svedese Alfred Nobel, nel 1895.

Si contano sette vincitori del World Peace Award, due Nobel per la letteratura, uno per la fisica e due per la chimica. Sette sono stati vinti nel ventunesimo secolo. Riallacciano quindi la tradizione di una civiltà i cui ingegni studiarono i numeri, appresi dagli indiani, e l’astronomia e la medicina. Il vocabolo “algebra” deriva della parola araba “al-giabr”. Faccia riflettere che il titolo “Almagesto” dell’opera di astronomia scritta da Claudio Tolomeo deriva dall’arabo. Risparmiamo al lettore una digressione sugli studiosi arabi dell’antichità.

Dunque, a Mohammad Abdus Salam è stato conferito il premio Nobel per la fisica 1979, insieme a Sheldon Lee Glashow, e a Steven Weinberg «per i loro contributi alla teoria dell’interazione unificata debole ed elettromagnetica tra particelle elementari, tra cui, tra l’altro, la previsione della corrente neutra debole». Abdus Salam è stato il primo pakistano a ricevere il prestigioso riconoscimento.

Il premio Nobel per la chimica 1999 è stato assegnato al chimico egiziano Ahmed Zewail «per i suoi studi sugli stati di transizione delle reazioni chimiche usando la spettroscopia al femtosecondo». È il primo arabo egiziano a ricevere un premio Nobel per la scienza. Ahmed ha conseguito il Bachelor of Science e il Master of Science presso l’Università di Alessandria. È direttore del Physical Biology Center for Ultrafast Science and Technology presso il California Institute of Technology ed è conosciuto come il padre della femtochimica. E Aziz Sancar, scienziato turco, biochimico e biologo molecolare specializzato in riparazione del dna, checkpoint del ciclo cellulare e orologio circadiano, ha ricevuto il premio Nobel per la chimica nel 2015 insieme a Tomas Lindahl e Paul Madrich per i loro studi meccanicistici sulla riparazione del dna. Sancar ha fondato Aziz & Gwen Foundation, organizzazione senza scopo di lucro che promuove la cultura turca e sostiene gli studenti turchi che vivono negli Stati Uniti.

Naguib Mahfouz, autore e sceneggiatore egiziano, il Nobel per la letteratura nel 1988. Considerato il primo scrittore contemporaneo della letteratura araba che abbia esplorato il tema dell’esistenzialismo, Naguib è l’unico scrittore arabo ad aver vinto il premio Nobel. Ha pubblicato 34 romanzi, oltre 350 racconti, sceneggiature per film e cinque opere teatrali nella sua carriera. E romanziere, sceneggiatore e professore di letteratura è il turco Orhan Pamuk. Nel 2006 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. I libri più venduti di Orhan sono Silent House, My Name is Red, The White Castle, Snow, The Black Book e A Strangeness in My Mind.

Anwar Sadat, presidente egiziano, ha vinto il premio Nobel per la Pace, insieme al primo ministro israeliano Menachem Begin, nel 1978. Riconoscimento meritato per gli sforzi per la pace in Medio Oriente e per quella fra Egitto e Israele. Il premio Nobel per la pace 1994 è stato assegnato a Yasser Arafat e ai leader israeliani Shimon Perez e Yitzhak Rabin per i loro sforzi per creare la pace in Medio Oriente. Ingegnere civile qualificato di professione, Arafat era il capo dell’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina), un’organizzazione ombrello per i gruppi di guerriglieri palestinesi e anche presidente dell’Autorità nazionale palestinese. Arafat come Anwar Al Sadat ha ricevuto il premio Nobel per i suoi sforzi nel mantenere la pace con Israele e la pace in Medio Oriente. A Shirin Ebadi, una attivista iraniana per i diritti umani, il Nobel per la pace nel 2003, assegnatole «per la democrazia e i diritti umani, in particolare i diritti delle donne, dei bambini e dei rifugiati». Prima donna musulmana a ricevere il premio Nobel. Shirin ha fondato il Defenders of Human Rights Center in Iran. Nel 2004, è stata citata da Forbes Magazine come una delle «100 donne più potenti del mondo».

Mohamed El Baradei, studioso e diplomatico di diritto egiziano,  è stato anche vicepresidente d’Egitto a titolo provvisorio. Era il direttore generale dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica), un’organizzazione intergovernativa sotto l’egida delle Nazioni Unite. Mohamed El Baradei insieme all’Aiea è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 2005 «per i loro sforzi per impedire che l’energia nucleare venga utilizzata per scopi militari e per garantire che l’energia nucleare per scopi pacifici sia utilizzata nel modo più sicuro possibile». Ha donato il premio in denaro per costruire orfanotrofi nella città del Cairo. È il quarto egiziano ad aver vinto il premio Nobel. Ammirevole Muhammad Yunus, imprenditore sociale del Bangladesh, un banchiere, un economista e un leader della società civile, che nel 1983, ha fondato una Grameen Bank in Bangladesh avanzando l’idea che il credito sia un diritto umano fondamentale. L’obiettivo principale era quello di fornire prestiti ai poveri a condizioni adatte a loro. La Grameen Bank offre anche prestiti agli imprenditori troppo poveri, a cui le banche non presterebbero danaro. Yunus ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2006 insieme alla Grameen Bank «per i loro sforzi attraverso il microcredito per creare uno sviluppo economico e sociale dal basso». Conferma della sua filantropia è il fatto che abbia donato una parte del premio per creare un ospedale oculistico per i poveri nel suo Paese.

Malala Yousafzai (nella foto), un’attivista pakistana per l’educazione femminile, ha vinto, nel 2014, insieme a un attivista indiano, Kailash Satyarthi, ha vinto il premio Nobel per la pace «per la lotta contro la repressione di bambini e giovani e per il diritto di tutti i bambini all’istruzione».  Il Time Magazine 2013, 2014 e 2015 l’ha descritta come una delle persone più influenti a livello globale. E Tawakkol Karman, una yemenita, giornalista, politico e attivista per i diritti umani, co-fondatrice di “Donne giornaliste senza catene”, è anche definita “donna di ferro e madre della rivoluzione”. Nel 2011, il premio Nobel per la pace le è stato assegnato «per il suo lavoro nel proteggere i diritti delle donne e il suo ruolo nella primavera araba».

 

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