L’Onu scheda le aziende che collaborano con l’apartheid israeliano

Entro questo mese il Comitato dei diritti umani dell’Onu  dovrebbe pubblicare una lista di aziende che hanno collaborato agli  insediamenti illegali in Palestina. La notizia circola da mesi, ma fonti palestinesi asseriscono che le lobby filo-israeliane cerchino continuamente di rinviare la pubblicazione.

L’ex presidente del Cile, Bachelet, attuale alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani,  dovrebbe comunque presiedere la commissione in seguito all’annuncio della Corte Penale Internazionale (ICC) delle indagini sui crimini di guerra israeliani contro le popolazioni civili in Palestina.

Le aziende che hanno sostenuto, collaborato e ottenuto vantaggi economici dagli insediamenti illegali sarebbero oltre duecento, e tra queste vi sarebbero quelle israeliane della farmaceutica, dei servizi idrici, della grande distribuzione organizzata, della telecomunicazione e dei trasporti; ma vi figurano altre grosse multinazionali con sede negli Usa e in Europa.

Un anno fa, a gennaio del 2019, Amnesty International realizzò il report “Destination: Occupation” sul turismo, denunciando le multinazionali dell’ospitalità che pubblicizzavano le case in affitto nei territori occupati, ottenendo la risposta positiva di Air Bnb, che eliminò i suoi annunci e se ne dissociò, realizzando poi a sua volta una campagna informativa sulla reale provenienza degli alloggi sponsorizzati.

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