L’Islam e la condizione delle donne (1)

Di Cristian Farano, referente di Jamia Al-Karam

Uno degli elementi fondanti dell’azione anti-Islamica di oscure ma ben presenti forze è l’attacco contro la condizione della donna Musulmana, non perché queste siano rese deboli dall’Islam, ma perché la donna oltre ad essere madre ha un potere condizionante sul maschio. Si tratta di un modo subdolo e vile sviluppato per arginare e limitare l’espansione dell’Islam in Occidente. Senza scomodare il Macbeth di Shakespeare basta pensare a detti popolari sul sottile potere della donna sul maschio ma, soprattutto, una donna Musulmana può sposare solo un Musulmano e quindi genera figli Musulmani. Se poi a questa attitudine si aggiunge la freschezza e l’esuberanza di donne convertite all’Islam si comprende come questo scenario sia temuto dai nemici dell’Islam e quindi ecco il fiorire di vere e proprie “leggende metropolitane” e vili battaglie discriminatorie sulle donne Musulmane. Come non ricordare l’annosa quanto sterile questione del velo, sì per le suore cristiane ed il velo no per le donne Musulmane, anzi il velo presentato come bieca imposizione maschile. Velo imposto con la forza da padri padroni e madri succube di mariti sciovinisti e violenti anche quando, statistiche alla mano, i mariti violenti sono in massima parte uomini di bianchi, occidentali e non-Musulmani. Sarà un caso, sarà ignoranza ma la famosa tradizione (hadith) profetica <<Non è di noi chi picchia le donne>>, cioè non è Musulmano chi alza le mani sulle donne, viene completamente dimenticato da chi punta sempre il dito in modo negativo sulla condizione della donna Musulmana. Come non ricordare le leggende sulla circoncisione femminile ed in special modo l’infibulazione che come si è visto in un lavoro di altro autore è una pratica assolutamente non pertinente all’Islam.

Non solo quanto detto sopra pare architettato per spaventare le donne e prevenirle dall’affrontare il meraviglioso percorso di vera liberazione della donna che solo l’Islam oggi consente di fare, in quanto irrimediabilmente compromesso ed assente nel Giudaismo e nel Cristianesimo. Lo sfregio maggiore viene fatto alle donne Musulmane che hanno fatto la storia dell’Islam sin dai primi momenti della comparsa dell’ultima vera Rivelazione Divina. Sfregio perché questa parte storica è quasi completamente passata in silenzio da Orientalisti e pseudo tali. Poco viene detto sull’Islam che di fatto ha emancipato la donna seduta stante in una società dove le neonate e le bambine venivano sepolte vive perché considerata una voce passiva nel bilancio famigliare. Viene passato sotto silenzio il fatto che il primo Musulmano in assoluto dopo il Santo Profeta صلى†الله†عليه†وسلم†è una donna, la sua fedele moglie e madre delle sue figlie, anch’esse divenute Musulmane: Hazrat Khadijat-ul Kubrah, Radi Allahu Ta’ala Anha, e le sue figlie fra cui la figlia prediletta ed una delle donne nella posizione più alta del Paradiso Hazrat Fatimat-ul Zahra, Radi Allahu Ta’ala Anha. Donne che hanno condiviso assieme ad altre che le hanno seguite ben presto l’amore incondizionato per l’Islam, cioè per Allah, il Suo Santo Profeta صلى†الله†عليه†وسلم†che è il “Qur’an vivente”. Come non ricordare la giovanissima, fedelissima ed innamoratissima Hazrat Aysha Siddiqua, Radi Allahu Ta’ala Anha, che ha assistito sino all’ultimo il Santo Profeta صلى†الله†عليه†وسلم, essendone divenuta la moglie preferita.

Donne che hanno patito fame e sete come i loro uomini, donne che hanno trepidato e pianto con dignità i consorti martiri nelle battaglie dell’Islam. Donne che seguivano i mariti nelle battaglie prestando soccorso ai feriti ed in certi casi non esitando ad usare le armi anch’esse. Il Santo Profeta صلى†الله†عليه†وسلم†amava stare in compagnia delle donne, sentire i loro discorsi. Tutte le mogli del periodo Medinese del Santo Profeta صلى†الله†عليه†وسلم†sono sepolte una accanto all’altra in Jannat-ul Baqi, il cimitero a fianco della Masjid-un-Nabvi صلى†الله†عليه†وسلم†in Madina

Munawwarah. Le donne Musulmane hanno contribuito fin dai primi momenti all’eredità dell’Islam anche come studiose, giuriste, benefattrici, guerriere, donne d’affari ed esperte di questioni legali (shariah).

 

Foto di Ikhsan Sugiarto su Unsplash

(continua)

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