L’Agenda Europea sulle migrazioni

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In vista del Consiglio Europeo di marzo, la Commissione Europea ha pubblicato un bilancio sui progressi compiuti nell’attuazione dell’Agenda Europea sulle migrazioni a 4 anni dalla sua adozione, esponendo i provvedimenti ancora necessari per affrontare le sfide, immediate e future, che si pongono in materia di migrazioni. Per 3 anni consecutivi – si legge nel comunicato stampa diffuso –  i dati relativi agli arrivi sono costantemente diminuiti, e i livelli attuali rappresentano solo il 10% rispetto alle cifre del 2015, quando hanno toccato la loro punta massima. Nel 2018 sono stati rilevati circa 150 000 attraversamenti irregolari lungo le frontiere esterne dell’UE. Il fatto che il numero di arrivi irregolari sia stato ridotto non è tuttavia una garanzia per il futuro, considerando la probabile persistenza della pressione migratoria. È pertanto essenziale adottare un approccio globale alla gestione della migrazione e alla protezione delle frontiere.

Misure immediate necessarie:

Le questioni più urgenti che richiedono un ulteriore lavoro sono, secondo la Commissione Europea, le seguenti:

Rotta del Mediterraneo occidentale – Deve essere ulteriormente intensificato il sostegno al Marocco, poiché la rotta del Mediterraneo occidentale ha registrato un considerevole aumento degli arrivi. Questo deve includere la continua attuazione del programma da 140 milioni di euro a sostegno della gestione delle frontiere e la ripresa dei negoziati sulla riammissione e l’agevolazione dei visti con il Marocco.

Rotta del Mediterraneo centrale – Miglioramento delle tremende condizioni in Libia. Devono continuare gli sforzi posti in atto attraverso la Task force trilaterale UA-UE-ONU per far rilasciare i migranti trattenuti, agevolare il rimpatrio volontario (37 000 rimpatri finora) ed evacuare le persone più vulnerabili (2 500 persone evacuate).

Rotta del Mediterraneo orientale – Gestione della migrazione in Grecia. Sebbene la dichiarazione UE-Turchia abbia continuato a garantire una notevole riduzione degli arrivi sulle isole greche, i problemi principali in Grecia rimangono irrisolti per quanto riguarda i rimpatri, il trattamento delle domande di asilo e la questione delle sistemazioni abitative adeguate. Per migliorare la gestione della migrazione, la Grecia dovrebbe rapidamente definire una strategia nazionale efficace con l’introduzione di procedure operative.

Disposizioni temporanee relative agli sbarchi – Sulla base dell’esperienza acquisita con le soluzioni ad hoc nell’estate 2018 e nel gennaio 2019, le disposizioni temporanee possono fornire un approccio più sistematico e coordinato a livello dell’UE in materia di sbarc­o. Tali disposizioni metterebbero in pratica a livello dell’UE i principi di solidarietà e responsabilità, e servirebbero come meccanismo ponte fino al completamento della riforma del regolamento Dublino.

Un approccio globale in materia di migrazione, concentrarsi sulle questioni più urgenti – sottolinea la Commissione – non è sufficiente. La situazione richiede un’azione continua e determinata, che coinvolga tutti gli aspetti dell’approccio globale articolato intorno ai quattro pilastri dell’agenda europea sulla migrazione:

1. Affrontare le cause della migrazione irregolare 

Negli ultimi 4 anni, la questione della migrazione si è fermamente inserita in tutti i settori delle relazioni esterne dell’UE. Attraverso il Fondo fiduciario di emergenza dell’UE per l’Africa, più di 5,3 milioni di persone vulnerabili attualmente beneficiano del sostegno di base, e più di 60.000 persone hanno ricevuto aiuti al reinserimento dopo essere tornate nei propri Paesi d’origine.

La lotta contro i trafficanti e le reti della tratta è stata ulteriormente intensificata. Nel 2018, il Centro europeo contro il traffico di migranti di Europol ha svolto un ruolo centrale in più di un centinaio di casi di traffico altamente prioritari, e le squadre investigative comuni stanno lottando attivamente contro il traffico in paesi come il Niger.

Per intensificare i rimpatri e la riammissione, l’UE continua a lavorare alla conclusione di accordi e intese in materia di riammissione con i paesi partner. Sono stati stipulati finora 23 accordi e intese. Gli Stati membri devono ora fare pieno uso degli accordi esistenti.

Il Parlamento europeo e il Consiglio dovrebbero inoltre adottare in tempi brevi la proposta in materia di rimpatrio della Commissione, volta a limitare gli abusi e la fuga delle persone oggetto di procedure di rimpatrio nell’UE.

2. Gestione rafforzata delle frontiere 

Istituita nel 2016, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera è oggi al centro del lavoro dell’UE per sostenere gli Stati membri nella protezione delle frontiere esterne. Nel settembre 2018, la Commissione ha proposto di rafforzare ulteriormente la guardia di frontiera e costiera europea e di dotare l’Agenzia di un corpo permanente di 10 000 guardie di frontiera per garantire che gli Stati membri possano contare, in ogni momento, sul pieno supporto operativo dell’UE. La Commissione invita il Parlamento europeo e gli Stati membri ad adottare la riforma prima delle elezioni europee. Per evitare carenze, gli Stati membri devono inoltre garantire che l’Agenzia disponga di esperti ed attrezzature sufficienti.

3. Protezione ed asilo

L’UE continuerà a fornire sostegno ai rifugiati e agli sfollati nei paesi terzi, anche in Medio Oriente e in Africa, e ad offrire riparo alle persone che necessitano di protezione internazionale. Dal 2015, i programmi dell’UE hanno permesso di reinsediare 50 000 persone. Una lezione fondamentale tratta dalla crisi migratoria è la necessità di rivedere le norme dell’UE in materia di asilo e di introdurre un sistema che sia equo e idoneo allo scopo per il quale è stato istituito, e che possa permettere di gestire eventuali futuri aumenti della pressione migratoria. Le proposte che stanno per essere finalizzate dovrebbero essere adottate prima delle elezioni del Parlamento europeo.

4.  Migrazione legale e integrazione 

L’ultimo paragafo della relazione è, infine, dedicato ai percorsi di migrazione legali che – sottolinea la Commissione servono come disincentivo alle partenze irregolari e sono un elemento importante per garantire società inclusive e coese, in cui le abilità e le competenze di coloro che hanno diritto di rimanere siano utilizzate e sviluppate a beneficio di tutti.

Il successo dell’integrazione dei cittadini stranieri legalmente residenti è quindi fondamentale – si legge nella relazione – per far sì che la migrazione funzioni sia economicamente, che socialmente – e sia colmato il divario tra cittadini di paesi terzi e cittadini dell’UE in termini di occupazione, povertà e accesso a servizi chiave come l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Il sostegno all’integrazione costituisce per questo un punto focale del quadro finanziario pluriennale proposto per il 2021-2027. Le azioni generalmente incentrate sulle prime fasi dell’integrazione – osserva la Commissione – comprendono la formazione linguistica di base, l’orientamento civico, centri di consulenza one-stop-shop. Altri tipi di misure dovrebbero riguardare un’integrazione più sistematica nel mercato del lavoro e l’inclusione sociale dei cittadini di paesi terzi e delle persone con un background migratorio.

Un altro aspetto importante è la prevenzione e la lotta contro lo sfruttamento del lavoro, che funge anche da fattore di attrazione per la migrazione irregolare. Nel periodo 2015-2017 per le misure di integrazione sono stati investiti circa 140 milioni di euro del bilancio dell’UE. La Commissione presenterà a breve un’ampia valutazione del quadro UE sulla migrazione legale. Parallelamente, gli Stati membri dovrebbero intensificare il ricorso a progetti pilota di migrazione legale su base volontaria.

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