La giornata della vergogna

di  Shaych (Pir) Muhammad Muddaththir Chishti Nizami (Silvio Gualini)

 

Pare essere una moda proporre una giornata in ricordo di un evento particolare, propongo quindi che il giorno 11 Maggio sia posto sul calendario nazionale se sopravviveremo alla pandemia come giorno della vergogna per il modo con cui questa sbrindellata nazione ha accolto una persona che è tornata da una prigionia senza aver commesso un reato.

Quando ho letto dai media della liberazione di Silvia Romano ho subito pensato ad un periodo di insulti ai Musulmani ed all’Islam, ai Somali (derubati abbondantemente dai loro colonialisti ed ex colonialisti … ops, siamo noi Italiani brava gente!) ed all’Islam. Ma è proprio vero che la realtà supera la fantasia. Innanzi tutto, inaspettatamente, una ragazza di 24 anni rinuncia a vestire panni occidentali dando dimostrazione se non altro di coerenza. Coerenza che alcuni, pochi, hanno saputo cogliere ed hanno reagito con un certo equilibrio, in altre parole si sono astenuti dai commenti.

Mi attendevo, sicuramente, un “lunedì di fuoco”, ma non così tanto da vergognarsi. Se è così che i bravi e disciplinati italiani reagiscono riacquistando la libertà, forse è meglio vivere in una pandemia continua con uno Stato che ci porta da mangiare a casa. Tuttavia pare che questo non sia solo un aspetto degli italiani. In questo lunedì molti, anche con eccellenti pedigree, si sono distinti in cretinate assurde. Stranamente gli eventi mi hanno ricordato quando alla fine del mio Hajj, al terminal dei pellegrini dell’aeroporto di Jeddah, sorelle e fratelli Musulmani, che poche ore prima erano davanti alla Casa di Allah chiedendo e supplicando il perdono dei loro peccati fra le lacrime, ora, in aeroporto, litigavano strattonando e spintonando altri Musulmani per avere accesso ai carrelli porta bagagli e poter fare il check in saltando ovviamente le code tipiche di un terminal che gestisce in pochi giorni partenze di quasi tre milioni di pellegrini. Il tutto in un’atmosfera surreale da inferno dantesco. Ecco! Gli italiani della fase 2 scagliarsi con incredibile veemenza contro un bersaglio visibile e non contro un mostruoso virus!

Lo scatenarsi di lazzi, insulti e cartoon sul “caso Aisha Silvia Romano” questo lunedì mattina passato mi ha ricordato il racconto evangelico (la cui autenticità è messa in dubbio) della donna che aveva commesso adulterio (avvenimento maschilista perché non ho ma capito come mai non ci fosse l’adultero ad essere lapidato con lei) e stava per essere lapidata, ma venne salvata da Gesù che pose una semplice alternativa ai boia assetati di giustizia: “Scagli la prima pietra chi è senza peccato!” Autentico o meno questo episodio conserva però una lezione valida nel presente: una donna sola di fronte a lapidatori senza scrupoli. Pazienza la canea di giornalisti che non hanno lesinato titoli di prima pagina di tale volgarità che di certo non sono stati molto educativi in un periodo in cui gli studenti utilizzano la “rete” come scuola. Ma anche politici e personalità varie si sono messi d’impegno non solo con insulti ma perfino con minacce. Senza poi contare i politici tuttologi che hanno dato sfoggio di cretinate vere e proprie.

Infine, come se non bastasse, è arrivato quello che ritengo sia l’aspetto più vergognoso di questo lunedì passato e che ho definito “fuoco amico”: passi che ad invocare la “Sindrome di Stoccolma” siano stati politici e stampa di chiara posizione anti Islamica, ma è intollerabile che anche personalità Islamiche come Imam, pur di mettersi in mostra, abbiano prontamente rilasciato interviste dando addirittura in alcuni casi giudizi sulla validità o meno della conversione di questa ragazza. Un Musulmano non può e non deve giudicare l’Islam di un altro Musulmano salvo non sia un Giudice (Qadi) di un paese a maggioranza Islamica e vi sia una richiesta di giudizio fondata. Ma rilasciare dichiarazioni di liceità sull’Islam di un fratello o di una sorella non è da Musulmani perché la fede è una questione fra la persona ed il suo Creatore Unico che Tutto sa e Tutto vede! Mi domando come si fa a pretendere di guidare un Centro Islamico ed una comunità di fedeli proclamandosi Imam e cadendo platealmente in un errore del genere, tanto più durante il mese di Ramadhan.

A tal proposito vorrei ricordare questa tradizione profetica (hadith). Il Messaggero di Allah صلى الله عليه وسلم una volta ordinò ai suoi compagni di digiunare e disse: “Nessuno di voi terminerà il digiuno fino a quando non vi concedo il permesso di farlo.” Questi digiunarono e la sera, quando andarono da Lui صلى الله عليه وسلم e gli chiesero il permesso di terminare il digiuno, venne concesso loro di farlo. Un compagno poi venne da Lui صلى الله عليه وسلم e disse: “O maestro صلى الله عليه وسلم! Ci sono due ragazze della mia famiglia che stanno digiunando. Concedi loro il permesso di terminare il digiuno.” Il Messaggero di Allah صلى الله عليه وسلم distolse il suo benedetto volto da lui. Quando il compagno ripeté la sua richiesta tre volte, il Messaggero di Allah صلى الله عليه وسلم rispose: “Quelle ragazze non hanno digiunato. Come fanno a digiunare mentre mangiavano la carne delle persone? Informale che se stanno digiunando, devono vomitare.” Il compagno andò da loro e le informò di ciò che il Profeta صلى الله عليه وسلم aveva dichiarato. Quando vomitarono, nel loro vomito furono trovati sangue e pezzi di carne. Quando questa notizia raggiunse il Messaggero di Allah صلى الله عليه وسلم, egli صلى الله عليه وسلم dichiarò: “Da Colui il Cui Potere detiene la mia anima! Se quello (vomitato) fosse rimasto nelle loro pance, l’inferno le avrebbe divorate (perché avevano commesso maldicenza)”. [al–Targhīb wa al–Tarhīb, vol 2, pag 95, Hadīth 8]

Quanto poi alla tanto invocata Sindrome di Stoccolma ed a tutte le altre ingiurie, senza pretendere di essere un emulo di Gesù, inviterei politici e giornalisti di aspettare l’evolversi degli eventi. Non sono un esperto ma ad intuito mi sembra che alla Sindrome di Stoccolma vadano soggette persone psicologicamente fragili. La giornalista del Manifesto, la Sgrena, ed il giornalista de La Stampa, Querio, non pare ne abbia sofferto e di certo la loro prigionia ed il loro sequestro non fu una passeggiata e per di più hanno avuto un assaggio della peggior forma di non–Islam che uno possa subire. Il terrorismo di qualsiasi matrice è abominevole per chi lo subisce e per chi lo perpetra! Questa ragazza non dà l’impressione di una persona che abbia subito influenze, le immagini che la ritraggono mostrano una persona calma e per nulla imbarazzata dalla situazione. Poteva indossare tranquillamente ed ipocritamente panni occidentali e tenere per se la faccenda della conversione ma non lo ha fatto.

Dalle mie parti c’è un detto popolare che riflette una certa saggezza: “il tempo è galantuomo”. Comprendo certi giornalisti che dopo mesi di articoli sulla pandemia e di critiche al governo non è parso loro vero di interessarsi a qualche cosa di assolutamente diverso in un paese che vive costantemente in campagna elettorale nella sindrome di Coppi o Bartali. Non mi interesso di politica. Quello su cui vorrei far riflettere su questa faccenda è che in ultima analisi ci si comporta tutti, compreso questo scriba, come i “polli di Renzo Tramaglino” dei tanto educativi “Promessi Sposi”. Quanti di noi si rendono conto che siamo tutti dei polli di Renzo Tramaglino, indifferenti al destino comune? Indifferenti che questa nostra patria vada a picco preferiamo beccarci uno con l’altro.

Per chi crede nel valore della preghiera, di qualsiasi professione religiosa egli sia, suggerisco sia meglio pregare per questa ragazza Aisha Silvia Romano, non solo per la sua integrità fisica ma per la sua fede qualsiasi direzione abbia preso. Ricorderei anche nelle preghiere chi è stato strumentale a liberarla perché, come è scritto nel Santo e Glorioso Qur’an Karim, chi salva una persona dalla morte è come se avesse salvato l’umanità intera perché siamo tutti creature dello Stesso Creatore. Ed a chi invoca condizionamenti psichici vorrei ricordare che molti ritornati all’Islam da altre credenze religiose hanno una sorta di esaltazione che perdura per tutta la vita e li rende sereni ed immuni alle sirene di quella che gente dalla mente ottenebrata ritiene essere civiltà. Una civiltà che ha dato spettacolare dimostrazione scrivendo frasi irripetibili su un altro essere umano. Frasi che alcuni ancor più vigliaccamente hanno pensato bene di ritrattare, gettando la pietra e tentando di nascondere la mano! A questo proposito ricordo una tradizione profetica (hadith) che è illuminante per molti ritornati all’Islam ed occorre pregare che lo sia anche per Aisha Silvia Romano: Il Santo Profeta صلى الله عليه وسلم ha detto: “La gente dell’ Ovest (tra i miei seguaci) rimarrà nella verità e vittoriosa sino al tempo dell’ Ultima Ora” (Sahih Muslim, Libro 34, Hadith 5067). La gente dell’Ovest è riferita all’Occidente geografico ma anche a chi ne ha assunto i comportamenti indipendentemente dall’area geografica.

Se si riflette nel Credo Islamico (Imaan e Mufassal) si chiede che il fedele consideri i santi compagni del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم come superiori nella gerarchia spirituale sia perché ebbero il privilegio della compagnia fisica con “la migliore delle creature” صلى الله عليه وسلم ma anche perché ebbero il coraggio e la fermezza di cambiare religione e stile di vita di fronte ai vituperi ed alle costrizioni fisiche ed uccisioni punitive dei “ben pensanti” della loro epoca. Schiavi in catene come Sua Santità Bilal, Radi Allahu Ta’ala Anhu, cui fu annunciato il Paradiso prima di passare ad altra vita, ebbero il coraggio di professare la loro fede di fronte a torture tremende. Al contempo un hadith del Santo Profeta صلى الله عليه وسلم ricorda che saranno privilegiati quelli che crederanno in lui صلى الله عليه وسلم senza averlo visto. E questo è l’augurio sincero che formuliamo alla sorella Aisha Silvia Romano che possa essere così anche per lei.

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