La delicata transizione dell’Oman dopo Qaboos

È una strana penisola poco popolata e poco sviluppata, naturalisticamente non importante e non abitata. Come ogni penisola è circondata dal mare collegata alla terra ferma tramite una nazione che non è sua proprietaria. La penisola si chiama Musandam, confina con gli Emirati, ma dipende esclusivamente da un paese che dista da essa circa 82 km: l’Oman.

Dopo la morte del sultano Qaboos, tutti i grandi del mondo si sono recati a fargli gli ossequi pubblici funerei, vuoi per la grande importanza che ha avuto il Sultano e vuoi per sincerarsi cosa avrebbe fatto il nuovo designato: Haitham bin Tariq Al Hassan.

Perché tutto questo? Semplicemente per la posizione di dominio di cui gode questa sperduta e inospitale terra: è nel bel mezzo dello stretto di Hormuz, da dove passa circa un sesto del petrolio mondiale.

I governi occidentali e quelli che sono intorno alla penisola, che fa da guardia alle navi che solcano lo stretto, non hanno altro che cercato rassicurazioni dal nuovo Sultano, sulle sue intenzioni future, com’è riportato in alcuni articoli della Reuters.

Qaboos è riuscito a sviluppare un’intera economia sullo stretto passaggio, aggraziandosi tutti i vicini e i potenti della terra, poiché l’Oman non è poi cosi ricco di petrolio. Grazie alla penisola strategica ha avuto molta indipendenza nella sua politica estera. È l’unica nazione della penisola araba ad aver contatti con i paesi vicini, l’Iran, le potenze a Occidente e quelle a Oriente. I trattati sul nucleare iraniano del 2015, per esempio, si sono svolti proprio nel paese di Qaboos.

Mehran Kamrava, direttore del Center for International and Regional Studies presso l’Università di Georgetown in Qatar, in un’intervista ad Al Jazeera, afferma che l’Oman “è riuscito a mantenere le rapporti neutrali con tutti grazie al suo dominio sulla penisola di Musandam, riuscendo ad essere equidistante dai sauditi che insieme agli emiratini, hanno idee espansionistiche sia geografiche e sia politiche nel Golfo, vedi l’embargo mal riuscito al Qatar, e il continuo guerreggiare con l’Iran, e anche verso i persiani, che praticamente si affacciano direttamente sullo stretto di Hormuz”.

“L’Oman – continua Kamrava – negli anni addietro, subito dopo la seconda guerra mondiale, al tempo della spartizione delle terre, ha sempre avuto dei problemi con i re di Abu Dhabi, proprio per la penisola e la sua posizione e confini geografici, e per la sua importanza politico-strategica. I problemi per il futuro Sultano, sono proprio rappresentati dai suoi vicini di casa”.

I problemi non sono solo questi, per il nuovo Sultano, come affermano molti politologi esperti di Medio Oriente, perché la crisi sta penalizzando anche l’Oman, che basa quasi tutta la sua economia su questo, e Qaboos, ultimamente, cercava di diversificare aprendo agli investitori stranieri, ampliando allo sviluppo turistico e alla vendita di parte delle sue concessioni di passaggio di gasdotti e oleodotti. La differenza è che Qaboos era unico in famiglia, il nuovo sultano Haitham bin Tariq Al Hassan, ha due fratelli e questi potrebbero causare problemi nel governare il piccolo Paese.

Il passaggio dal vecchio grande riformatore che cambiò il volto dell’Oman al giovane nuovo sultano, potrebbe essere drastico e rovinoso, a meno che, come pensa Karen Young, studiosa dell’American Enterprise Institute: “Il nuovo sultano farà del suo nuovo regno un momento di trasformazione, proprio come fece il suo grande predecessore Qaboos”.

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