La Corte Europea per i Diritti dell’Uomo condanna la Grecia per aver applicato la Shariah. Però…

Per la Corte Europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU), il diritto islamico può applicarsi anche in Europa, ma il caso trattato rappresenta un’eccezione. I giudici di Strasburgo hanno infatti condannato in via definitiva la Grecia per aver imposto l’applicazione della legge islamica della Shariah in una disputa ereditaria contraria alla volontà di un defunto di religione musulmana, che aveva lasciato un testamento basato sul Codice civile greco, pur ammettendo che la disputa si poteva dirimere secondo il diritto islamico. Si trattava nello specicifico di stabilire se l’eredità toccasse alla moglie, una musulmana 63enne, secondo la legge greca e la stessa volontà testamentaria, o alla sorella dell’uomo, secondo il diritto di successione musulmano.

L’ex moglie aveva inizialmente vinto un appello davanti giustizia secolare greca ma, nel 2013, la Corte Suprema ellenica stabilì che solo un mufti avrebbe avuto il potere di decidere su questioni ereditarie che coinvolgevano membri della minoranza musulmana.

Quasi un anno fa, facendo seguito proprio al reclamo presentato dalla vedova in questione e presentato alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la Grecia aveva votato in favore di una legge che permette ai musulmani che vivono in quel Paese (circa 110.000) di avvalersi del sistema di giustizia secolare per risolvere le dispute familiari, anzichè affidarsi per forza alla Sharia, mettendo fine ad un obbligo durato quasi un secolo.

La norma approvata dal Parlamento consente agli islamici di presentarsi davanti ad un tribunale greco per cause di divorzio, custodia dei figli e per questioni legate all’eredità, invece di fare ricorso ai muftigiuristi musulmani autorizzati ad emettere fatwa e in passato oggetto di critiche per discriminazione nei confronti delle donne.

Tuttavia, per l’Union hellénique pour les droits de l’homme, che è intervenuta come soggetto terzo nel procedimento giudiziario, rispettare l’autonomia religiosa di una minoranza non significa necessariamente estendere la valenza civile di quella religione. La Corte, inoltre, ha ammesso che diversi Organi internazionali hanno espresso da tempo preoccupazione per l’applicazione della Shariah nei copnfronti dei musulmani della Tracia occidentale e per la discriminazione così creata a danno di donne e bambini.

I giudici hanno sottolineato che, pur essendo obbligato, uno Stato può liberamente decidere di creare uno “statuto speciale” a favore delle minoranze religiose. Ed è il caso della Grecia che ammette che si applichi in Tracia la legge islamica. Inoltre, per la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sarebbe discriminatorio vietare ai membri d’una minoranza religiosa di autodeterminarsi secondo un proprio diritto di comunità interno, anche se questa deve essere una libera scelta dei membri stessi.

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