Kashoggi, da Istanbul 20 incriminati, tra cui due ex alti funzionari sauditi

La procura di Istanbul ha accusato venti sospettati per l’uccisione del giornalista saudita Jamal Khashoggi, incluso l’ex vice capo dell’intelligence generale dell’Arabia Saudita, Ahmed al-Asiri, e un ex consigliere reale, Saud al-Qahtani. Quest’ultimo avrebbe “istigato l’omicidio premeditato con intenzioni mostruose” dell’editorialista del Washington Post, residente negli Usa.

L’incriminazione si è basata su un lungo lavoro di analisi e intercettazioni sui registri dei telefoni cellulari dei sospetti e su molte altre apparecchiature elettroniche, tra cui tablet e laptop.

Dall’Arabia Saudita non si registrano ancora commenti.

A dicembre un tribunale saudita aveva condannato a morte cinque persone e tre al carcere per l’omicidio di Khashoggi. Ma un procuratore saudita ha detto che non c’erano prove che collegassero Qahtani all’omicidio e il tribunale ha respinto le accuse contro Asiri.

L’uccisione di Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul nell’ottobre 2018 ha causato un tumulto globale, offuscando l’immagine del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman.

Alcuni governi occidentali, così come la Cia, hanno mosso pesanti accuse contro il principe saudita, accusandolo di aver voluto lui l’assassinio, ma i funzionari sauditi hanno negato ogni coinvolgimento, dando, però, versioni spesso contrastanti per spiegare la scomparsa del giornalista, prima di riconoscerne l’uccisione nella loro ambasciata. Il suo corpo  non è mai stato ritrovato.

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