Jamia Al Karam Italia:” Animalisti e musulmani, possono convivere?”

Pubblichiamo integralmente pervenuto dall’Associazione Jamia Al Karam Italia Onlus, per mezzo del suo Presidente Muhammad Muddaththir Silvio Giuseppe Maria Gualini Chishti Nizami.

Ogni anno la stessa storia, gli animalisti si ergono a difensori dei loro protetti gettando un’ombra sinistra sui
cattivi Musulmani che come moderni Erode uccidono in Europa selvaggiamente capre, pecore, tori, bufali e,
chi può anche cammelli e/o dromedari. Ma come mai gli stessi animalisti che dimostrano in piazza non
Forse perché i bracconieri sono indigeni e fra loro non ci sono Musulmani. E non ci saranno mai Musulmani
bracconieri!
Nonostante l’apertura polemica questo scriba vuol cercare di fare chiarezza su un argomento ricorrente
tenendo conto che le incomprensioni nascono il più delle volte dalla mancanza di conoscenza delle
situazioni.
Ricordo ancora il mio primo sacrificio in quel di Islamabad. Decisi all’ultimo momento, ero ancora single ed
il mio attendente Ashraf (vuol dire nobile e con garbo si muoveva) si mosse velocemente ed all’ultimo
momento che poi negli anni scoprii con mio cognato essere il migliore perché gli allevatori stufi di starsene
fuori casa, svendono gli animali. Così entrò nella mia vita un bel montone dallo sguardo dolce e dal manto
bianco con chiazze nere distribuite casualmente. Io che da piccolo piangevo a dirotto quando la mia zia,
friulana D.O.C., per il proprio negozio di alimentari ammazzava in serie galline, conigli e colombi (sì proprio
colombi che per me bambino erano lo Spirito Santo di tanti dipinti che divoravo con curiosità) e correvo via
da quella stanza della casa di Collegno (Torino) diventata per me un orribile mattatoio. Assalito da quei
lontani terribili ricordi pensai: “è dura! Questa la libero”. Assorto in quel terribile dubbio amletico non mi
resi conto che Ashraf con il montone aveva portato erba finissima di prima qualità assieme ad un bigliettino
con scritto sopra 16,000.0 Rupie (circa 100,000.0 vecchie lire italiane, era il 1996). Ero inquieto tanto che le
parole di Ashraf, per lo più in Punjabi mescolato ad un rudimentale inglese, non mi venivano alle orecchie.
Trovai il coraggio di dire “dubara!” (di nuovo) senza sapere fosse Punjabi o Urdu o chissà quale altra lingua
orientale. “Gli devi dare da mangiare bene, devi trattarla bene, lei darà la vita per te! Lei è più di un
animale, non vedi il suo sguardo? La devi amare e coccolare questa notte che è la sua ultima notte in
questa terra di miserie e afflizioni”. Non per nulla Ashraf era in realtà un prestito prezioso del mio carissimo
amico Tariq Pirzada, City Magistrate (sorta di Questore) di Islamabad nonché erede spirituale di uno dei più
grandi santi Islamici del Subcontinente Asiatico la cui tomba viene visitata da centinaia di migliaia di
pellegrini ogni anno. Fu così che mi trovai a dialogare con un montone (juventino almeno quello!) per tutta
la notte precedente Eid-ul-Adha, il giorno santo per un miliardo e mezzo di Musulmani. Giorno celebrato in
ricordo del Sacrificio di Abramo e qui c’è già una bella discrepanza: per i Musulmani chi doveva essere
sacrificato era Ismaele e non il biblico Isacco. Che si tratti di Ismaele è avvalorato da due circostanze:
Ismaele e sua madre, la schiava egiziana Agar, furono abbandonati da Abramo nel deserto della Bekaa, oggi
la Mecca, in quello che può essere considerato un primo abbandono legalizzato e forzato dalla prima
moglie di Abramo, Sara per favorire Isacco, in realtà secondo genito. Come si vede storicamente fra Ebrei e
Musulmani esiste quel rancore tipico che lega molti cugini primi … Abramo da buon padre andava a trovare
ogni tanto il figlio abbandonato in un deserto arido e di pietre al cui centro sgorgò una fonte d’acqua
miracolosa che serviva maggior parte dell’attuale Iraq e disseta milioni di pellegrini ogni anno ancora oggi:
la fonte di “Zamzam”. Fu in una di queste visite che trovandosi nella valle di Minà a pochi chilometri dalla
Casa di Dio (che da allora in poi è visitata da tutti e divenne un business enorme già in quei tempi privi di
internet) Abramo fu raggiunto da un Ordine Divino di immolare il suo figlio primogenito, Ismaele, in un
certo senso capostipite dei Musulmani (Sunniti e Shiiti), Abramo dimostrò la sua estrema obbedienza al Dio
Unico e Vero brandendo il coltello pronto a sgozzare il figlio obbediente.

Ma Dio premiò quell’obbediente coraggio accontentandosi di un montone e dando ad Abramo l’appellativo con cui ancora oggi i Musulmani  lo chiamano: “l’Amico di Dio” e padre di Ebrei, Cristiani e Musulmani. Quella notte mi sorpresi a fare questo racconto al montone che però era più ingordamente interessato all’erba ed alle generose razioni di biscotti che gli elargivo mentre cercavo di giustificarmi con lui che al mattino seguente il coltello sarebbe sceso
inesorabile sulla sua gola. Ricordo che pensai anche a tutti quelli che a ragione oppure purtroppo a torto
ieri come in quel momento avrebbero anch’essi, ma umani, fatto l’ultimo pasto prima della loro esecuzione
capitale. E mi domandavo e mi domando: si può aver fame in quei momenti? L’alba arrivò in fretta e con
essa le preghiere dell’Alba e la preghiera dell’Eid nelle masjid strapiene, ovunque alle porte delle case
animali da sacrificio di tutti i tipi, tradendo anche ostentazione di ricchezza e potere misurate nella quantità
e qualità degli animali e nel loro cibo. Dappertutto risuonavano belati e muggiti a dimostrazione di una
contentezza per il trattamento subito dai nuovi padroni. Gli animali erano ancora ignari del loro destino di
veicoli dei nostri peccati. Pensai a Giacomo Medici che se ne andò al Duomo di Firenze ignaro di divenire la
vittima designata di una congiura guidata dalla sete di potere e dall’ignoranza di gente dal nome
programmatico: Pazzi. La preghiera comunitaria finì in fretta con le raccomandazioni finali degli Imam di
trattare con dolcezza ed amore gli animali sacrificali e di assicurarsi che i macellai avessero i coltelli affilati.
Presto le vie di Islamabad si riempirono di macellai, veri boia in abiti da lavoro pedalando vecchie e pesanti
biciclette con gli esili portapacchi carichi di strumenti di morte. Nell’aria cominciarono a risuonare urla
sinistre di animali presi di sorpresa passando dalla gioia al terrore di un viaggio senza ritorno nell’ignoto. Mi
resi conto in quel momento che una cosa di certo insegnava la festa del sacrificio: il valore della vita. Ma
quella umana! Non solo ma insegnava anche la precarietà stessa della vita e la inesorabilità della morte che
attende ognuno di noi, nessuno escluso!
Per sopravvivere al dolore della perdita del mio primo montone (poi negli anni ne seguirono altri a decine
…) cercai di concentrarmi – da ingegnere – sugli eventi e la tecnica usata. Mi aiutò molto. Ashraf inesorabile
fu veloce a trovare il “qasai”, il boia di animali ed a concordare il prezzo del suo servizio, alto per via di un
solo animale in un circondario dove in media gli animali erano tre o quattro per famiglia. L’uomo aveva già
le vesti insanguinate e si avvicinò all’animale, lo accarezzò. Poi chiese a me di fare la preghiera ed
accarezzare l’animale, piangevo di commozione. L’uomo ed Ashraf parvero soddisfatti ed in una frazione di
secondo l’uomo gli legò le zampe per immobilizzarlo a terra, Ashraf aveva preparato l’acqua. Ebbi la netta
sensazione che l’animale vedesse danzare davanti a sé l’angelo della morte e mi ricordai delle pene della
morte che ogni essere deve patire per un ineluttabile Ordine Divino, credenti ed atei. Il montone non
belava ma urlava il suo grido alla vita per sfuggire l’inesorabile morte, fu a quel punto che l’affilatissimo
coltello incise la gola ma il movimento fu accompagnato da un rapido avvitamento del collo che spezzatosi
provocò morte istantanea. Mi ricordai che fu questo il motivo per cui l’invenzione falsamente attribuita al
Dr. Guillotine, il medico francese a cui tanti debbono l’onore di aver “perso la testa”, fu apprezzata, perché
uccide all’istante spezzando il collo rendendo indolore il successivo taglio della testa (Dichiarazione del Dr.
Guillotin: «La lama cade, la testa è tagliata in un batter d’occhio, l’uomo non è più. Appena percepisce un
rapido soffio d’aria fresca sulla nuca»). Apprezzai l’abilità dell’uomo “qasai”, l’animale aveva dei movimenti
nervosi ma era già morto. Calò il silenzio in un attimo, seguito poi dal frenetico taglio della carcassa
dell’animale con le varie porzioni per i poveri, per i vicini, per la casa, la pelle per la madrassa che poi la
rivenderà. Il fegato fresco servito ancora caldo e tagliato fine mi fece ricordare i racconti dei cacciatori in
Alto Adige e Trentino, come il mio maestro di sci Aldo M….i, che esaltava il sapore del fegato dello
stambecco appena ucciso con il fucile (dove erano gli animalisti?), fegato ancora caldo.
Ho voluto raccontare prima l’esperienza personale di un amante degli animali e di un rispettoso della
natura che ha scoperto nell’Islam decine d’inviti a rispettare la Creazione, perché è nel rispetto della
Creazione che si può avere il rispetto per il Creatore Unico ed Eterno. Gli animalisti ed in generale i non

Musulmani hanno un comune denominatore di tre fattori:1) non accettano che esista un’ultima religione
rivelata, anzi ad alcuni la sola cosa che possa esistere fa andare “su tutte le furie”; 2) nessuno dei detrattori
in realtà si prende la briga di informarsi che cosa dice la nuova religione e che cosa richiede dall’individuo la
nuova religione, vi si oppone per “partito preso”, anche perché chi si informa e lo fa dalle fonti autentiche
(non da orientalisti prezzolati) finisce per diventare Musulmano … ; 3) oggi nonostante la forte presenza in
Europa delle altre religioni del passato la non-religione (gli atei) sta crescendo sempre di più, e gli atei di
solito non apprezzano quella che loro pretendono essere la stupidità di chi crede in Dio, vivendo in
un’egoistica superbia intellettuale di chi crede di aver capito tutto e non ha compreso niente. Questi tre
differenti fattori aventi lo scopo unico di combattere dell’Islam ciò che per loro è soggettivamente ed
individualisticamente giusto perdono di vista un fattore essenziale: che il Creatore è il Padrone Assoluto
della Sua Manifestazione e se Egli ordina c’è ancora a questo mondo, nonostante la sua attuale
sovversione, chi crede nell’Obbedienza alle Disposizioni Divine. Il sacrificio dell’animale non è un atto di
violenza contro gli animali, il Musulmano non è l’avvocato della porta accanto che con la scusa della pietà
uccide ogni cane o gatto randagio che vede per strada (cito persona a me nota). Vorrei far notare che il
concetto di Dio Creatore e Padrone della manifestazione fa parte di una delle prime attestazioni del Credo
nel Catechismo Cattolico ed accomuna Cattolici e Musulmani. Purtroppo (per loro) gli atei ne sono esclusi …
Circa cinque milioni di pellegrini Musulmani compiranno il Pellegrinaggio Maggiore (Hajj) quest’anno nei
luoghi santi dell’Islam. Il Pellegrinaggio Maggiore è uno dei cinque pilastri della Fede Islamica. Il
pellegrinaggio consiste in pratica nel ripetere le azioni del Profeta Abramo e quindi per essere completo
deve culminare con il sacrificio di un animale. Esistono alla Mecca almeno quattro macellerie che
funzionano a pieno ritmo perché ogni animale deve essere sacrificato entro una determinata finestra di
tempo. Pellegrini abbienti sacrificano più di un animale, tutta la carne viene distribuita ai poveri subito ed
anche posta in celle frigorifere grandi come campi da tennis (costruite e vendute da ditte italiane) che
forniranno carne ai poveri per tutto l’anno. Le parti di scarto vengono trasformate in pelli e concimi
organici, in pratica lo spreco è minimizzato al massimo.
Il Comitato Nazionale di Bioetica (CNB) ha rilasciato un documento sulla macellazione religiosa di cui
riproduco una parte qui sotto. Si può dire che il CNB sia più dalla parte degli animali che degli umani.
<<Le macellazioni rituali sono pratiche che interessano in particolare la religione ebraica e quella islamica.
Esse consistono nell’uccisione di un animale causata dal taglio della trachea e dell’esofago mediante una
lama particolarmente affilata, al fine di assicurare una resezione immediata, netta e profonda dei vasi
sanguigni. Tale operazione è compiuta nel rispetto di precise regole di matrice religiosa ed è accompagnata
da atti (benedizioni, invocazione del nome di Dio, ecc.) che ne manifestano il significato rituale ed il
carattere sacro. In linea di principio le macellazioni rituali potrebbero essere compiute da qualsiasi fedele
della religione ebraica e musulmana: di fatto esse oggi avvengono – salvo alcuni casi di cui si tratterà oltre
(vedi par. 6) – ad opera di persone dotate di una specifica competenza tecnica e all’interno di mattatoi
autorizzati a compiere questo tipo di macellazioni. L’animale sottoposto a macellazioni rituali deve essere
integro: ciò esclude il ricorso a tecniche che comportino qualsiasi lesione. Nel caso di macellazioni rituali
l’animale, dopo essere stato immobilizzato, viene immediatamente ucciso mediante la resezione di trachea,
esofago e grandi vasi sanguigni del collo. Nei casi di macellazione non rituale, invece, l’animale viene
immobilizzato (sia pure meno rigidamente), stordito con un colpo di pistola a proiettile captivo (se è un
bovino) che penetra nella corteccia cerebrale e poi ucciso mediante recisione di almeno una delle due
carotidi o dei vasi sanguigni da cui esse dipartono; per altre specie animali vengono usati altri metodi di
stordimento come l’elettronarcosi per volatili e suini. Entrambe le tecniche di stordimento (colpo di pistola
e scarica elettrica) sono giudicate lesive dell’integrità animale e pertanto respinte dalla comunità ebraica e,

con qualche variante di posizione a proposito dell’ammissibilità della scarica elettrica, dalla comunità
musulmana. >> [Comitato Nazionale di Bioetica, pagine 8 e 9 – Rapporto: Macellazioni Rituali e Sofferenza
Animale, 19 Settembre 2003].
Letto il documento del CNB mi rimane a questo punto una domanda, perché gli animalisti se la prendono
solo con i Musulmani e mai con gli Ebrei? Tanto più che al riguardo dello stordimento dell’animale la
comunità Musulmana si dimostra meno rigida dei loro “cugini” come attesta il documento ufficiale del CNB”.

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