Islam in Italia, l’intervista al Prof. Alberto Ventura

Abbiamo intervistato per Daily Muslim il professore Alberto Ventura, uno dei massimi esperti di islam in Italia, docente all’Università della Calabria, curatore e autore di numerose pubblicazioni dedicate all’islam e al sufismo.

 

Gentile professore, lei è uno dei massimi esperti di islam in Italia: come ritiene che sia la situazione dei musulmani sul territorio attualmente, quali punti di forza per la loro serenità e quali le criticità?

A partire dal 2001, a causa dell’allarme per il terrorismo, e poi più di recente, per i timori suscitati dai flussi migratori, la situazione dei musulmani in Italia (come nel resto d’Europa) mi sembra essersi notevolmente deteriorata. Una parte consistente della società nazionale vede l’Islam con una certa diffidenza, ritenendolo incompatibile con i “valori” della tradizione italiana. Rispetto agli ultimi decenni del secolo scorso, quando i musulmani raramente venivano percepiti come una minaccia, oggi c’è un timore diffuso nei loro confronti. E poco importa se questo timore sia perlopiù ingiustificato, perché una parte della politica e una certa stampa hanno interesse a mantenere vivo il pregiudizio anti-islamico. Fortunatamente non tutti gli Italiani la pensano allo stesso modo, e quindi ci sono ancora spazi per una pacifica coesistenza, ma gli sforzi per una migliore conoscenza reciproca – unico modo per evitare i conflitti – vanno raddoppiati rispetto al passato.

In Italia ci sono molteplici sigle associative che vogliono rappresentare l’islam: lei crede che ci sarà mai un’intesa con lo Stato? E per quanto ancora si potrà andare avanti così?

I progetti di Intesa fra lo Stato italiano e le Comunità islamiche giacciono da decenni presso il Ministero dell’Interno, e non si è sinora potuto o voluto arrivare a una definizione positiva dell’accordo. In tempi più recenti, poi, il clima che come ho detto si è creato nel nostro Paese rende oggi improbabile una soluzione del problema. Le associazioni islamiche sono diverse e spesso in disaccordo fra loro, oltre al fatto che non tutte quelle che hanno prodotto una bozza di Intesa sono realmente rappresentative della comunità musulmana nel suo insieme. Lo Stato si trova quindi nella difficoltà di individuare un interlocutore realmente autorevole e accettato da tutti, ma queste difficoltà potrebbero comunque essere superate se vi fosse una reale volontà di affrontare la questione senza pregiudizi, cosa che però non sembra al momento possibile. In ogni caso, si deve ricordare che solo alcune delle questioni sono risolvibili esclusivamente attraverso la stipula di un’Intesa (l’otto per mille nella dichiarazione dei redditi, l’insegnamento religioso nelle scuole, l’assistenza spirituale negli ospedali e nelle carceri), perché per tutto il resto si può tranquillamente procedere con accordi locali, senza scomodare lo Stato; ma questo, ancora una volta, dipende dalla buona volontà dei rappresentanti delle istituzioni.

Rispetto al sufismo, di cui ha scritto molto ed è ritenuto uno dei massimi esperti, può dirci come questa pratica influisce sulla vita dei credenti?

Bisogna innanzitutto ricordare che in molti Paesi islamici l’adesione a una confraternita sufi coincide con la pratica stessa dell’Islam. Non c’è reale contrasto fra Islam e sufismo, perché quest’ultimo viene visto da chi lo pratica come la naturale prosecuzione e l’approfondimento dell’esperienza spirituale musulmana. Basandomi sulle mie personali osservazioni, posso affermare che il sufismo porta a un Islam più partecipato e intenso, perché permette di cogliere le ragioni più intime e profonde della rivelazione, dei riti e dei comportamenti.

Sul nostro territorio non esiste un’Islam “autoctono”, ma un Islam “di provenienza”, ogni gruppo etnico si ritrova nelle proprie moschee, aprendo anche agli altri, ma possono davvero coesistere i malikiti, shafiti, hanafiti e chi segue la via dei Salaf?

In effetti uno dei problemi dell’Islam italiano è rappresentato dalla provenienza eterogenea dei suoi fedeli, mentre in altri Paesi europei vi è una maggiore omogeneità e quindi una più facile capacità di aggregazione. Le moschee, i centri culturali e le associazioni non sempre riescono a integrare fra di loro questi elementi diversi, che spesso preferiscono forme associative basate sulle identità nazionali o regionali. Questo problema non dipende dalla diversità delle scuole giuridiche, perché la storia ci dimostra che i malikiti, gli hanafiti, gli shafiiti e gli hanbaliti hanno nella maggior parte dei casi potuto convivere in armonia. Le loro differenze rituali e legali (peraltro quasi sempre di dettaglio) non solo tali da compromettere realmente l’unità dei sunniti; diverso è il caso dei salafiti, le cui divergenze rispetto all’islam tradizionale non si basano su particolari giuridici, ma su una concezione religiosa radicalmente diversa, che in effetti può rappresentare un elemento di frattura.

In un’intervista recente lei ha affermato che nell’islam l’esoterismo si manifesta come una sorta di mediazione fra le tradizioni cosiddette “abramitiche” e quelle dell’Oriente più lontano. Potrebbe approfondire questo pensiero per i nostri lettori?

Credo che, più ci si addentra nel dominio puramente spirituale, più le differenze fra le varie tradizioni si fanno meno nette. Indubbiamente esiste una diversità piuttosto profonda fra le religioni monoteiste e le tradizioni dell’Oriente più lontano, ma l’Islam mantiene ancora in vita una saggezza che l’Ebraismo e il Cristianesimo sembrano avere dimenticato, ed è proprio quel tipo di saggezza che avvicina le vette del pensiero musulmano alle grandi civiltà orientali.

Lei ha scritto molti libri: quali consiglierebbe a chi si avvicina all’islam, e quale consiglierebbe a chi è già musulmano?

Se mi devo limitare ai miei scritti, direi che un’utile introduzione all’Islam è il contributo che ho realizzato per il volume collettivo Islam, a cura di G. Filoramo (Laterza), e rivolta specialmente ai non musulmani è anche la versione italiana del Corano da me curata (Mondadori); su aspetti meno conosciuti e utilizzabili da chi già possieda una certa conoscenza delle dottrine islamiche penserei a due miei libri recenti: Sapienza sufi (Edizioni Mediterranee) e L’esoterismo islamico (Adelphi). Rispetto a diversi anni fa, comunque, il lettore italiano ha oggi a disposizione una nutrita serie di volumi, molti dei quali hanno decisamente migliorato il livello generale dell’informazione, anche se purtroppo ancora non mancano pubblicazioni superficiali e grossolane, che spesso non fanno che alimentare il sentimento dell’islamofobia.

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