Integrazione, identità e cittadinanza degli egiziani in Germania e Austria

di Lara Ali Shahin, docente e ricercatrice

Ci scrive Lara Ali Shahin per presentarci il suo lavoro di ricerca per la tesi di laurea magistrale “Un’analisi qualitativa sul concetto di migrazione, integrazione, cittadinanza e identità degli Egiziani a Berlino e Vienna”, discussa lo scorso 30 marzo all’Università di Udine. Troviamo interessante pubblicare il suo commento per stimolare un’interessante riflessione riguardo le politiche di integrazione e di cittadinanza.

 

Sono Lara Ali Shahin, insegnante di tedesco di 29 anni, italo-egiziana, mamma italiana, Zago Ornella, nata a Cortina d’Ampezzo, papà egiziano, Adel Abdalla Ali Shahin, originario di Giza (Cairo).

Sono nata a San Candido (BZ) il giorno 22-01-1991 e risiedo dal 1993 a Ponte della Priula (TV). Ho vissuto a San Vito di Cadore solo i miei primi due anni di vita perché il nonno, Zago Settimo, artista del legno, da giovane si era trasferito per motivi di lavoro a San Vito.

Ho ricevuto il battesimo con rito cattolico. Mia mamma è cattolica, mio padre musulmano. Quando avevo quattro mesi, mio padre si trovava all’Isola d’Elba per motivi di lavoro e mia madre decise, quindi, di battezzarmi, comunicandolo a mio padre. Lui non è stato molto d’accordo però lei lo fece ugualmente.

Ho visitato l’Egitto solamente quando avevo quasi tre anni. Sarei dovuta ritornare il 15 aprile 2020 con mio papà; sarebbe stato il regalo di Laurea da parte dei miei genitori, un corso intensivo di Arabo al Cairo ed avrei conosciuto finalmente la mia famiglia. Però, considerata la situazione emergenziale, abbiamo annullato la prenotazione.

Il 23 ottobre 2017 è iniziata la mia carriera scolastica come insegnante di tedesco nell’Istituto Alberghiero di Falcade e nella Scuola Media di Susegana (TV).
Nel 2018-2019 invece ho insegnato sempre tedesco presso la Scuola Media di Feltre “Gino Rocca” e presso la Scuola Media di Ponte Nelle Alpi, Fraz. Canevoi.

Perciò non avendo ancora conseguito la Laurea Magistrale ho deciso di iscrivermi al corso in Lingue e Letterature Europee ed Extraeuropee a Udine. Dopo grandi sacrifici, lavorando e studiando, a ottobre 2019 ho deciso di partire per Berlino per scrivere la tesi all’estero. Il dipartimento di Arabo della Freie Universität Berlin mi ha affiancata nella ricerca, trattandosi di un tema molto complesso, e mi ha aiutata a formulare le interviste del mio “case study”.

Questo studio muove i suoi passi dalla mia storia familiare: mio padre si trasferì dal Cairo a Treviso all’età di 27 anni e ho avuto modo di notare che la sua acquisizione della cittadinanza italiana non ha solo comportato significativi cambiamenti giuridici, ma ha anche condizionato lo stile di vita. Ad esempio, sebbene sia musulmano, celebra con il resto della famiglia le feste cristiane.

L’acquisizione della cittadinanza comporta una serie di norme e diritti ben definiti, fra i quali la possibilità di partecipare a votazioni o permessi di soggiorno e di lavoro. L’ottenimento di tali diritti influisce senza dubbio sulla propria immagine di sé, oggetto di questa indagine esplorativa.

È stato esaminato il lato soggettivo del contatto culturale, come l’ho vissuto con mio padre, in un fenomeno simile. La mia ricerca si concentra sull’emigrazione egiziana in Germania e Austria, in particolare l’analisi verte sulla naturalizzazione degli egiziani a Berlino e Vienna. Mi sono occupata della migrazione verso questi due paesi di lingua tedesca perché il divario tra la cultura del Mediterraneo e quella alpina settentrionale è maggiore che tra due culture dei paesi del Mediterraneo.

Quindi all’interno del mio elaborato ho cercato di dare una risposta alle seguenti domande: Il paese di origine continua ad essere un importante riferimento emotivo per gli emigrati? Le persone con un background migratorio dall’Egitto sono ancora emotivamente legate al loro paese d’origine o riescono effettivamente ad adottare una nuova identità?

La ricerca si è concentrata specificamente sulla migrazione egiziana, poiché è significativa in termini di numeri (vi sono più di 10 milioni di egiziani all’Estero) ma finora è un fenomeno poco studiato. La naturalizzazione in Germania e Austria è paragonabile l’una all’altra perché in entrambi i paesi una doppia cittadinanza non è consentita dall’ordinamento giuridico. Pertanto, se vogliono acquisire la cittadinanza tedesca o austriaca, gli egiziani devono rinunciare alla cittadinanza egiziana, il che può significare un “taglio” significativo nella loro autorappresentazione nazionale, nel legame identitario, nella ricerca di un riferimento emotivo che corrisponda a una terra.

Il metodo di ricerca che ho utilizzato per sviluppare il presente studio sono state interviste episodiche, 8 interviste a Berlino (6 uomini e 2 donne), nel periodo compreso fra ottobre 2019 e gennaio 2020 ed 8 interviste a Vienna (6 uomini e 2 donne), dal 14 gennaio 2020 al 29 febbraio 2020. Gli intervistati sono stati tutti musulmani. La difficoltà qui è stata nel trovare donne egiziane disponibili a farsi intervistare e con una buona conoscenza della lingua tedesca. Come mi ha spiegato una giornalista di Graz, sono molto restie a parlare di sé, a raccontarsi. A Vienna ho intervistato la fondatrice di un’associazione che tutela i diritti delle egiziane: organizza cene ed eventi culturali, ma pure corsi di tedesco. Da quel che ho capito non si sentono ancora completamente libere di esprimere i loro pensieri, è come se si sentissero sempre sotto la lente degli uomini. Vi sono inoltre solo il 3 % di donne egiziane nel Mondo. La maggior parte degli emigrati egiziani sono uomini.

Lara Ali Shahin

Un breve riassunto dei risultati del mio studio mostra che il primo periodo in Germania e Austria non è stato facile per la maggior parte degli intervistati.
La maggior parte ha avuto difficoltà con la lingua tedesca e nostalgia di casa. Si sono sentiti “heimatlos”, ovvero senza patria e disorientati.
L’intervistato AW, studente di medicina a Vienna, ha avuto anche una forte depressione nei primi giorni in Austria, perché non riusciva a comunicare con gli abitanti della Città.

Per la maggior parte degli intervistati, l’acquisizione della cittadinanza tedesca e austriaca significa soprattutto sicurezza e libertà. Libertà perché possono viaggiare agevolmente senza visto, sicurezza perché in quei paesi lo stato sociale aiuta molto le famiglie, soprattutto in questo periodo di difficoltà per l’emergenza Coronavirus. Inoltre, l’acquisizione di una cittadinanza Europea è vista come un SOGNO per la maggior parte degli Egiziani. Molti sognano l’Europa come la prospettiva di una nuova vita, di una vita migliore.

Venne più volte ripetuto che loro adesso hanno la possibilità di sentirsi uomini. In Africa o in Asia, secondo l’intervistato DZ, personal trainer a Vienna, si è considerati molto spesso un numero, non un uomo. In Europa invece hanno la possibilità di sentirsi autenticamente uomini e donne.

I risultati della ricerca hanno anche evidenziato che la loro madrelingua è cambiata, quando ritornano in Egitto, amici e parenti si accorgono che la loro lingua araba non è più la stessa di prima. Fenomeno importante per quanto riguarda i contatti linguistici.
È cambiato anche il loro modo di pensare. Sempre secondo l’intervistato DZ, quando si verificano problemi in famiglia e chiedono la sua opinione, da quando lui vive in Europa propone sempre soluzioni diverse rispetto alla mentalità egiziana: “Lui ragiona come un Europeo adesso”. Ovvero ragiona solo razionalmente. Mi ha raccontato che in Egitto ragionano molto spesso con il cuore, quasi mai con la testa.

È emerso inoltre che tutte le volte che rientrano nel loro paese d’origine si sentono turisti, ospiti. Quando l’intervistato AM, insegnante di tedesco a Berlino, cena assieme ai suoi amici del Cairo, danno molto più cibo a lui, in quanto ospite. Mi ha spiegato che per questo motivo non si sente più nativo ma solamente ospite e perciò non ha più la sensazione di “sentirsi a casa” propria.

Per quanto riguarda l’integrazione in Austria c’è un dibattito molto acceso sul discorso del velo e ci sono più problemi rispetto alla Germania. La moglie dell’intervistato RO mi ha raccontato di non essere riuscita a trovare lavoro in una scuola perché indossava il velo. A Berlino, vera città multiculturale e più aperta rispetto a Vienna, ho riscontrato più libertà e meno criticità dal punto di vista dell’integrazione.

Va a finire che si fanno generalizzazioni. “I tedeschi”, “gli austriaci”, “gli egiziani”. Nel collettivo la comunità migrante arriva a risentire di una sorta senso di inferiorità. Alla mia domanda “Si sente tedesco/a, austriaco/a, egiziano/a” la maggior parte dei miei intervistati ha risposto che si sente sempre e comunque egiziano. Molti mi hanno infine risposto: “Rimaniamo sempre stranieri, anche se abbiamo la cittadinanza tedesca/austriaca”. Perciò molto spesso ci si sente stranieri anche se ormai si è radicati nella vita della propria nuova terra.

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