India, denunciati studenti che declamano versi in urdu

Dito puntato contro gli studenti che hanno recitato una poesia di Faiz Ahmad Faiz. I giovanotti lo hanno fatto a Nuova Delhi, in India, durante una manifestazione contro la legge sulla modifica della cittadinanza. Misura, questa, che, come ormai è noto, penalizza i musulmani. L’India e soprattutto le regioni del Nord-Est del Paese asiatico sono interessate da conflitti motivati dalla legge voluta dal primo ministro Narendra Modi e dal suo Partito del Popolo Indiano.  Si regola l’accoglienza delle  minoranze induiste, sikh, buddiste, jain, parsi e cristiane provenienti da Bangladesh, Pakistan e Afghanistan arrivate prima del 2015. Ma non s’accenna ai fedeli musulmani, poiché, a secondo il sopra citato partito, questi non hanno bisogno di protezione in quanto costituiscono la maggioranza nei Paesi di provenienza. Caos dunque. L’altro ieri la comunità cattolica di Calcutta ha partecipato alle proteste anche contro il registro nazionale di cittadinanza. Il quotidiano The Telegraph racconta anche di sacerdoti e suore in  marcia dalla cattedrale di San Poalo alla statua di Gandhi in Mayo Road.

C’è almeno libertà di espressione in India? Non proprio. Studenti di un istituto accademico di alto livello sono stati denunciati  per diffusione di odio. Avevano proposto una poesia in urdu del poeta pakistano Faiz Ahmad Faiz, morto nel 1984. Era stato nominato per il Premio Nobel per la letteratura e vinse il Premio Lenin per la pace.  La denuncia sarebbe stata sporta da  Vashi Mant Sharma, professore al campus di Kanpur dell’Indian Institute of Technology nello Uttar Pradesh.

Il direttore dell’istituto, Abhay Karandikar, ha dichiarato che l’istituto non tollererà alcuna indisciplina e ha formato un comitato per indagare sulla questione.

Sotto accusa questi versi:

«Quando gli idoli delle menzogne ​​verrebbero gettati al lato della dimora di Dio (Kaaba)/ Quando noi, i puri, gli emarginati del luogo sacro verrebbero posti sui troni / Quando le corone verrebbero lanciate, quando i troni sarebbero stati demoliti Saremo i testimoni».

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