In Italia il calcio non si ferma per le feste, ma non tutti sono contrari

Quest’anno, il campionato italiano di Serie A non ha osservato i risposi dedicati alla feste di Natale. Una scelta che ha sollevato qualche polemica per chi è attaccato alle tradizioni ed avrebbe preferito che il massimo torneo si fermasse e consentisse a giocatori, tecnici e tifosi di trascorrere qualche ora in famiglia, ma la globalizzazione ha portato nel nostro Paese anche calciatori che, per varie scelte, non osservano questa ricorrenza, perché ad esempio di altra religione rispetto a quella cristiana.

Faouzi Ghoulam è uno di questi. Il difensore, che milita nel Napoli e nella Nazionale algerina, è di origine algerina, si professa musulmano; porta sempre con se una copia del Corano ed osserva il Ramadan anche in concomitanza con gare importanti da disputare con la sua squadra di club.

Anche Kalidou Koulibaly, francese naturalizzato senegalese, di ruolo difensore centrale, indossa la casacca del Napoli e vive la sua religiosità in modo personale insieme al fratello di religione e compagno di squadra Ghoulam. Anche lui osservante, è noto per i suoi messaggi augurali prima del Ramadan.

Mehdi Benatia, difensore che gioca nella Juventus ed è anche capitano del Marocco filo-palestinese è osservante della religione musulmana. Prega cinque volte al giorno e rispetta il Ramadan. Nel suo Paese ha sostenuto con la sua beneficenza molte moschee.

Miralem Pjanic, centrocampista anch’egli in forza alla Juve, è un musulmano ma molto discreto. Nonostante abbia alle spalle un’infanzia segnata dalla guerra etnico-religiosa di inizio anni ’90 nell’ex Jugoslavia, egli stesso dice di avere amici di tutte le religioni ed etnie. Sono classici i suoi auguri prima del Ramadan.

Infine, c’è in questa lista anche il centrocampista Adem Ljajic, calciatore di origine serba, che gioca quest’anno con il Torino e non ha mai nascosto di essere musulmano. Si è speso trovato a scontrarsi con capi di Stato contrari all’Islam.

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