Il movimento MeToo marocchino Masaktach dà voce alle vittime di abusi sessuali

Dopo l’AMVEF(Associazione Marocchina per la Lotta alla Violenza Contro le Donne) che opera da più di 25 anni, in Marocco da qualche tempo è nato anche un collettivo di difesa e aiuto a tutte le vittime di stupro dal nome Masaktach (Non Starò Zitta) ماساكتاش.

E’ una versione marocchina del #MeToo, fenomeno planetario che ha portato alla ribalta l’annoso e gravoso problema delle violenze sulle donne. Nato sui social, sta prendendo piede tra i giovani marocchini, e in particolare le donne, iniziano a rilasciare le loro testimonianze in modo che altre possano uscire allo scoperto e aiutarsi l’un l’altra. Sono circa il 52% le donne marocchine che subiscono violenza e di queste, solo il 3% ne denuncia il vile atto, vuoi per paura delle ritorsioni dei mostri che le aggrediscono e vuoi per la legge marocchina, che è molto lontana dal difendere la mal capitata, in quanto, sempre per la legge, se la donna, non mostra escoriazioni o danni fisici subiti, per il regime è complice e quindi colpevolizzata, perché il rapporto sessuale fuori dal matrimonio è proibito nel regno.

Legge che a parere di queste associazioni, e anche a nostro parere(redazione DailyMuslim) è molto maschilista e poco orientata a sconfiggere questa piaga sociale che oscura ogni società del mondo, nonostante essa sia datata 2018.

Molti giovani hanno aderito all’hastag ماساكتاش# rilasciando post anonimi o solo con iniziali delle loro tragedie.

“Sono stata sposata con un uomo marocchino per diciannove anni. Durante questi anni ho subito una serie di stupri coniugali. Per riuscire a capirlo ci ho messo del tempo. Lui mi svegliava in qualsiasi momento della notte per fare di me quello che voleva, se mi rifiutavo, mi diceva che ero una cattiva moglie, e Dio mi guardava nel mio mal comportamento.”

“Avevo nove anni ed ero solita restare a casa di mia zia durante le vacanze estive. Quell’estate, mio cugino mi ha toccato per la prima volta e mi ha detto che stavamo solo giocando. Dopo un po’ di anni ho capito di che si trattava; non l’ho mai detto a nessuno, voi siete i primi a saperlo. È della mia stessa famiglia, ed ha distrutto tutta la mia vita. Fino ad oggi, sto vivendo le conseguenze di ciò che ho sopportato allora.”

“Il mio nome è KM, sono stata violentata due volte nella mia vita; la prima volta a sei anni, la seconda a trentatré. La prima volta ha violato la mia innocenza, la seconda ha violato la mia fiducia negli esseri umani. Entrambi hanno contuso il mio corpo, ferito la mia anima e disturbato la mia mente.”

“Oggi ho 26 anni. Sono stata molestata sessualmente più volte, così tante volte che non lo ricordo nemmeno. Ho sofferto sin da bambina, dai palpeggi alle violenze.”

Situazioni orrende che capitano in ogni angolo del mondo e che forse in alcuni paesi non sono cosi chiare come in altri. Per questo il movimento Masaktach è una comunità che denuncia le violenze e gli abusi e cerca di far comprendere cosa sia la cultura dello stupro in Marocco. Ha avuto molta risonanza nel settembre 2018, in seguito di due importanti casi di stupro avvenuti: il caso di Khadija e quello di Saad Lamjarred.

Il primo è la storia di Khadija Okkarou, rapita e violentata da un gruppo di orchi, tra cui minorenni, per circa due mesi. Il caso venne alla ribalta dopo che la ragazzina confessò a un emittente locale il vile atto barbaro della violenza. Khadija esortò tutte le donne a non rimanere in silenzio e denunciare le violenze. Da notare che Khadija era solo diciassettenne all’epoca dei fatti.

L’altro caso di stupro ha coinvolto Saad Lamjarred, un famoso cantante marocchino, accusato per ben tre volte di stupro, di cui l’ultima nell’agosto 2018. Una delle sue vittime nel 2017 pubblicò un video dettagliato dello stupro facendone nome e cognome del maledetto orco.
Dall’ultima denuncia del 2018, due radio marocchine smisero di trasmettere le canzoni del seviziatore dopo che gli attivisti di Masaktach con l’hashtag #Masaktach postarono su Twitter di boicottare le sue canzoni.

Tutto lavoro positivo che cercherà di far capire il grave problema che serpeggia nella società marocchina, ed è il movimento più anziano che lotta contro questo a confermarlo, AMVEF, approvando tutto ciò che i giovani fanno per arrivare ad ogni strato della società magrebina.

Qui in Italia abbiamo molte di queste associazioni, tra cui Amica Annisa, il telefono amico rosa per donne extracomunitarie con servizio in lingua madre che è di aiuto e può seguire con persone competenti ogni vostra richiesta di aiuto.

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