I musulmani sono tutti terroristi? – Stereotipi al microscopio

Stereotipi al microscopio è una rubrica sugli stereotipi legati al mondo arabo e musulmano, ideata da Elena Nicolai

I musulmani sono tutti terroristi?

di Laura Corna, dottoressa in Studi arabi contemporanei

L’ hate speech, è incitamento all’odio. Perché è importante parlarne e come mai è diventato fondamentale saperlo riconoscere? E’ uno dei principali veicoli di diverse forme di violenza, da quella fisica a quella psicologica. Violenza verso chi? Violenza nei confronti di gruppi specifici o categorie sociali vulnerabili e anche i musulmani, spesso dipinti su molteplici piattaforme come individui violenti, radicalizzati e d’aspetto variamente pauroso e oggetto del discorso d’odio. Alcune di queste forme di rappresentazione hanno influenzato il sentire comune nei confronti di questo gruppo religioso, veicolando contenuti e temi propri della grancassa dell’islamofobia.

È chiaro che qualche ingranaggio si sia inceppato: per via della continua diffusione di immagini inferiorizzanti sui canali di informazione, lo stereotipo generalizzante “tutti i musulmani sono terroristi” si fa lentamente strada nella coscienza collettiva. Citiamo a titolo d’esempio il report sull’islamofobia in Italia redatto da Alfredo Alietti e Dario Padovan, in cui emerge l’ampia diffusione raggiunta dall’islamofobia in Italia: risaltano titoli pubblicati da testate italiane di rilievo di carattere anti-islamico e che esortano alla chiusura del dialogo con la comunità musulmana, che molto spesso viene associata ad una minaccia e dipinta come una comunità brutale. Tuttavia, questo non è un fenomeno che coinvolge solo la stampa tradizionale, ma comprende anche i social network: solo sulla piattaforma Twitter nel 2018 il 36,9% delle pubblicazioni analizzate in Italia risulta essere “tweet d’odio”, per non parlare di Facebook dove la pagina “No Islam Italia” fondata nel 2018 ha raggiunto nello stesso anno 10.425 like come segnalato nel rapporto, se volessimo attualizzare i dati, vedremmo che a data odierna i like sono aumentati e nel 2020  hanno raggiunto la quota di 25.990.

Queste immagini distorte sono spesso accompagnate da confusione, imprecisione e grossolanità. Un esempio, l’uso scorretto dei termini islamico ed islamista invece che musulmano, la convinzione diffusissima che lo jiḥād sia solo interpretabile e traducibile come guerra santa. Solo i volonterosi ed i curiosi scoprono che il termine islamico o islamista assumono una connotazione politica, propria della corrente dell’islamismo e che lo jiḥād  indica non uno strumento coercitivo di affermazione dell’islam ma piuttosto lo sforzo del singolo credente per conseguire una più profonda dimensione spirituale.

La diffusione del falso binomio musulmano-terrorista che ha radici comprovate in certa propaganda degli ultimi decenni ha una sua traduzione divulgativa anche a livello cinematografico. Film o serie televisive che si prestano a ritrarre i musulmani come una comunità violenta, anche celatamente o a livello velatamente subliminale, sono numerosi e tra questi uno dei più conosciuti è Ritorno al futuro, dove tra le scene iniziali appare un gruppo di libici musulmani che iniziano a sparare all’impazzata contro i protagonisti. Altri due film famosi che potrebbero essere citati sono Decisione critica e Black sunday dove i palestinesi in quanto musulmani ricoprono il ruolo di terroristi con l’ambizione di distruggere gli Stati Uniti. Oltre a produzioni di marchio hollywoodiano, troviamo anche una serie spagnola El Principe, andata in onda anche sul piccolo schermo italiano, dove viene rappresentata la vita nel quartiere musulmano di Ceuta, ed immancabilmente ogni personaggio musulmano cerca di diventare terrorista oppure si avvicina alla vita criminale della città.

Ovviamente, non bisogna limitarsi a guardare un solo lato della medaglia. Ci sono forme di rappresentazione positive dove il musulmano è dipinto come un individuo aperto verso gli altri. Ad esempio, vediamo i musulmani che hanno fatto da scudo umano ai cristiani in preghiera in quelle aree di crisi in giro per il mondo, Kenya 2015 o Egitto 2013, oppure momenti di preghiera congiunta a Bergamo nel 2016. Un altro spunto di riflessione potrebbe essere l’uscita del nuovo film Aladdin (2019) firmato Disney, nonché remake live action dell’omonimo cartone animato del 1992. Nella nuova versione, sono stati smussati alcuni aspetti che coinvolgono i personaggi, le loro parole ed immagini a loro collegate che risultavano offensive per la comunità arabo-musulmana, la quale era rappresentata come barbarica, violenta e poco rispettosa delle donne.

Allora non è forse possibile utilizzare le armi stesse dell’hate speech per combatterlo? Non è forse l’informazione positiva una buona alternativa per conoscere entrambi i lati della medaglia?

 

Domenica 6 ottobre 2013. Lahore. Catena umana a protezione della chiesa cattolica di Sant’Antonio. I musulmani proteggono i cristiani.

 

Domenica 31 luglio 2016. A Bergamo e a Crespi d’Adda cristiani e musulmani si sono incontrati per pregare insieme contro la violenza.

 

Serie tv El Principe

 

 

 

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