I musulmani e il calcolo lunare del mese (II parte)

Ai tempi della rivelazione, quando a Muhammad l’arcangelo Jibrail rivelò il Corano, gli arabi vivevano principalmente in tribù berbere e dedite alla pastorizia o al commercio, e non erano tutti cosi istruiti da poter avere il possesso dei calcoli astronomici.

Per questo motivo, nel dare delle leggi ben precise sul calcolo dei mesi, Dio rivelò come fare a conoscere tali mesi. La rivelazione inizialmente è scesa per rendere la vita migliore e incoraggiare alla conoscenza, quindi principalmente si fece capire come con usanze già conosciute seguire le regole dell’Islam. Siccome a quei tempi ci si muoveva con le stelle e s’interpretava lo scorrere del tempio con le fasi della luna, fu riferito ciò per abituare i musulmani step by step alla scoperta e alla conoscenza.

Il problema nacque per l’inizio e la fine del mese sacro del digiuno per i musulmani: il Ramadan. I compagni chiedevano a Muhammad come fare per no essere in errore, ed egli fece capire loro di utilizzare ciò che già conoscevano, l’osservazione della luna nuova. Questo è un mezzo per determinarne l’avvistamento, non è un atto di culto, cui si è obbligati a seguire come può essere una preghiera. Non vi è detto del Profeta che ne delimita il suo uso e ne proibisce altri. Alcuni sapienti musulmani indicano nel detto di riferimento che non si tratta di un’osservazione visuale della luna nuova, ma semplicemente dell’acquisizione d’informazioni sull’osservazione dell’inizio del mese. Acquisizione che può avvenire anche da un altro evento o fattore riconosciuto esatto dalla scienza del Corano.

Ritornando ad alcuni paesi del Golfo, dobbiamo dire dell’Arabia Saudita che il suo calendario Umm al Qura è preparato usando una procedura basata sul calcolo astronomico e che non ha nulla a che fare con l’osservazione della luna nuova.

(continua)

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