Hate speech, report dell’Onu in 12 lingue

Uno “strumento pratico e utile” nella lotta contro l’hate speech e la violenza razzista tradotto in 32 lingue. La scheda costituisce una sorta di “test di soglia” per valutare se una particolare dichiarazione raggiunga il livello di istigazione alla discriminazione, all’odio o alla violenza. Il test di soglia fa parte del Piano d’azione di Rabat sull’incitamento all’odio, adottato nel 2012 che fornisce diverse raccomandazioni a Stati, media, aziende, società civile su come affrontare al meglio eventuali tensioni che potrebbero insorgere tra la libertà di espressione e il divieto di incitamento alla violenza.

Il test quadro di Rabat stabilisce sei parametri per verificare se una dichiarazione possa costituire un reato. Caso per caso, il test esamina il contesto, l’oratore, l’intento, il contenuto, l’estensione del discorso e la probabilità di danno.

Pubblicato per la prima volta dall’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite nel 2018, è ora disponibile non solo nelle sei lingue ufficiali delle Nazioni Unite (arabo, cinese, inglese, francese, russo e spagnolo) ma anche in traduzioni come amarico, birmano, Hindi, ungherese, singalese, swahili, tamil e urdu. “Le norme sui diritti umani non sono rivolte solo agli avvocati, ma devono trovare la loro strada nel mondo reale”, ha affermato Ibrahim Salama, capo della sezione dei trattati sui diritti umani delle Nazioni Unite per i diritti umani. “Il test di soglia estratto dal Piano d’azione di Rabat parla a tutti, attraverso le piattaforme online sulle quali le persone in tutto il mondo interagiscono quotidianamente in diverse lingue.” È uno strumento che può essere anche utilizzato anche da qualsiasi società di social media, come Twitter o YouTube, come framework per esaminare quando un il post o l’immagine merita una limitazione.

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