(co-writer Suhair A. Ahamd)
La censura in Giordania colpisce le donne piuttosto che gli uomini. I secondi riescono a evadere dalle pene sfruttando alcune leggi, che ahimè, sono solo mono-gender.
È il caso di due attiviste punite oltremodo per il loro diritto di manifestare. Entrambe ancora subiscono queste discriminazioni di genere, in un paese dove, la regina Rania, sembra dare un’immagine diversa dalla realtà, almeno all’estero.
È il caso della dottoressa Heba Milhem, che è stata umiliata dai servizi giordani prima davanti a casa sua, essendo stata messa a disagio con il vicinato e poi mentre era liberamente per le strade del suo paese, quando è stata arrestata in pubblico come fosse una terrorista.
Ha subito violenze e torture sia psichiche sia corporali, essendo stata rinchiusa, in centri di malattia mentale, con la sentenza di giudici asserviti al governo, incolpata di follia e di incapacità a comprendere le sue stesse parole. La dottoressa ora è in stato di completo abbandono, in quanto è stata ripudiata dalla famiglia, sotto la coercizione dei servizi giordani, e senza lavoro, perché gli è impedito di avere i suoi diritti civili.
Lo stesso è capitato a S.A .Hamed, una brillante donna giordana, che lavorava per varie Ong e ha sempre sostenuto le propria libertà di pensiero e il diritto alle donne di averla. La signora ha subito anch’essa, le torture psichiche e corporali, coinvolgendo anche i suoi figli, e si ritrova ora nelle condizioni di tutte le donne giordane che vogliono avere i propri diritti alla luce del sole, e come si vede nel video, ovunque ella vada, viene maltrattata dalla polizia e dalla stampa corrotta dal regno di Abdallah e Rania.
Più che una nazione libera, la Giordania, come vuole apparire agli occhi del mondo è una delle nazioni che ancora oggi nascondono sotto un falso regime pluralista la verità di quello che succede nel paese e chiude la bocca ad ogni persona che abbia voglia di libertà di pensiero e opinione.
