Elezioni Israele, nuove sofferenze all’orizzonte per i Palestinesi

“I leader israeliani sono le due facce della stessa medaglia quando si tratta di trattare con i palestinesi”, ha detto ad Al Jazeera Wasel Abu Yousef, un membro del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP).

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha rivendicato le elezioni israeliane sul suo principale sfidante, l’ex capo dello staff militare Benny Gantz, anche se  il suo partito, il  Likud,  e i suoi alleati “ultra-religiosi” e nazionalisti hanno conquistato 59 dei 120 seggi nella Knesset, producendo l’ennesimo stallo, cioè la situazione che si sarebbe voluta evitare andando a elezioni per la terza volta in un anno.

Per i palestinesi, tuttavia, il risultato delle elezioni farebbe poca differenza. Abu Yousef ribadisce che, nonostante le loro differenze, i pesi massimi politici di Israele concordano tutti sul continuare a “negare il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione [e] il diritto al ritorno, mantenere gli insediamenti illegali e non porre fine all’occupazione di Gerusalemme”.

Con lo spoglio ancora in corso, Netanyahu ha pronunciato il suo discorso della vittoria “la più grande della mia vita”, ribadendo la volontà di annettere gli insediamenti in Cisgiordania e la Valle del Giordano, vantando le sue relazioni con i leader mondiali, affermando che “gli accordi di pace con altri paesi arabi sono solo una questione di tempo”.

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