Slogan potente e sicuramente necessario quello che, diffuso dal 25 novembre, sta compiendo il giro del mondo. Parole contro la violenza sulla donne e i soprusi maschilisti spesso passati inosservati e restano impuniti, specialmente nei Paesi latini. E proprio da quelle parti, in Cile, un gruppo artistico del collettivo ” Lastesis”, formato da Sibila Sotomayor, Dafne Valdés, Paula Cometa Stange e Lea Cáceres, ha composto il canto, con tanto di coreografia, preso dallo spettacolo di queste ragazze, messo in scena per la prima volta a Valparaíso, vicino Santiago del Cile.
L’inno, intitolato “Un violador en tu camino”, emana una tale forza dirompente nelle parole e nel ritmo da essersi diffuso in Sud ASmerica, ma anche in Spagna e Francia e poi Germania, Regno Unito, Austria , Turchia e a New York. In Italia sarà presentato in un flashmob il 7 dicembre, a Roma, e il giorno dopo a Milano. E sarebbe anche ora, visto che il nostro Paese non pare in condizioni migliori di quelle degli Stati sudamericani, se è vero che ogni quindici minuti un orco vestito da essere umano esercita violenza su una madre, o su una sorella, o su una figlia.
Le parole: «Il patriarcato è un giudice che ci giudica alla nascita e la nostra punizione è la violenza che non vedete. È femminicidio. Impunità per l’assassino. È la scomparsa. È lo stupro. Uno stupratore sulla tua strada. E la colpa non era mia, né dove io fossi o come mi vestissi. Lo stupratore sei stato tu».
Canto a cappella, più forte proprio perché urlato, con rabbia. Un grido a cui si associa Daily Muslim, in difesa di madri, mogli, sorelle e amiche. Combattiamo questi abusi, li denunciamo, senza differenza di etnia, colore e religione.