Educare i giovani

Riceviamo e pubblichiamo da Franco Sulayman La Spina editore della Casa Editrice Novilunio, una delle maggiori case editrici islamiche presenti in Italia, questa riflessione sull’insegnamento ai bambini. La Spina è uno dei musulmani italiani più seguito sui social:

Ringrazio Dio Eccelso per tutto quanto ci ha donato, doni che non possiamo enumerare e che in realtà non solo non sappiamo enumerare, ma non sappiamo valorizzare, non siamo grati abbastanza e forse non potremmo mai esserlo appieno. Ogni lode spetta a Dio, Egli ci ha inviato il migliore degli uomini come nunzio e modello di comportamento: Il Profeta Muhammad.

La conoscenza come ovvio beneficio- Noi che ci diciamo gente di tradizione– dovremmo tendere alla ricerca del mantenimento delle condizioni generali tramandateci dalle precedenti generazioni è vero? Si, è vero, ma solo se quanto tramandatoci è compatibile con quel lascito sapienziale coerente con il messaggio profetico. Da ragazzo sentivo molto pressante la necessità di conoscere il significato delle parole e il senso delle azioni, sapere cosa è giusto e cosa non lo è. Mi sentivo avvolto nel buio ogni qualvolta sentivo una parola sconosciuta o quando si faceva riferimento a un fatto che ignoravo, a un concetto che non conoscevo. Mi figuravo avvolto nel buio e non mi piaceva. Non posso dire d’avere perseguito un percorso di studi lineare è vero, ma in fin dei conti ho perseguito un percorso conoscitivo essenziale, anzi direi che ho perseguito Il percorso conoscitivo essenziale: Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Sono una di quelle persone che riconosce nella realtà immanente l’opera di un Ente Volitivo che ci ha guidati verso la conoscenza pura, una conoscenza nella quale è chiarita la Via della purezza, della giustizia e della salvezza. Come me sono milioni gli uomini e le donne che son giunti alla stessa consapevolezza, alla stessa testimonianza, anzi siamo nominalmente miliardi di persone con questo bagaglio conoscitivo ma, allora, come mai vediamo attorno a noi una umanità che sembra allo sbando, anzi vediamo che l’umanità sembra elemento distruttivo e incoerente con l’ordine naturale delle cose, come se il suo scopo non fosse il bene bensì il male.

Il privilegio e il desiderio origine del fallimento- Questo lamento o critica generale non tiene conto dei progressi raggiunti nei vari campi dello scibile solo nella misura in cui questi sono appannaggio di una ristretta minoranza di privilegiati. Qui si nasconde una parola che ci può dare l’indicazione fondamentale per scardinare il sistema distruttivo che l’uomo sembra perseguire: Il privilegio. Nell’affannosa ricerca di questo si giustifica la sofferenza altrui e si innesca quel meccanismo di deterioramento anche ambientale -o dovrei dire sopratutto ambientale se facciamo rientrare il concetto di cultura in quest’accezione- che alla fine ci toccherà fino all’osso, ovunque tentassimo di nasconderci.

Differenza tra ingranaggio del meccanismo e oggetto della sua influenza- Se è vero che la china è pericolosa è anche vero che possiamo e dobbiamo tentare un colpo di coda per recuperare un equilibrio tra diritto e dovere, tra sacrificio e remunerazione, tra beneficio e costo che limerebbe l’assurda azione divoratrice di una cultura del consumo e del piacere che ci ha confusi, che ci ha perduti come comunità umana, trasformandoci in una miriade di piccoli tiranni e satrapi di noi stessi. Manco a dirlo la via d’uscita è la conoscenza, la conoscenza e la sua applicazione. Il musulmano è colui che si è sottomesso volontariamente e beatamente all’Ordine divino, dovrebbe essere quest’uomo a innescare l’inversione, deve essere quest’uomo a farlo, non altri che pure si sforzano più di quello. Come educatore, in tempi meno recenti, ho nutrito la speranza di coltivare i giovani in quei momenti che la comunità musulmana si è ritagliata settimanalmente per trasmettere innanzitutto la dottrina, l’ortoprassi e l’etica dell’uomo di Dio. Quest’attività nei ritagli di tempo non funziona, oppure non basta. Tutti siamo immersi nel meccanismo e i giovani sono oggetto privilegiato dell’influenza di tale meccanismo che è demolitore dei valori tradizionali, dico che essi sono sotto l’influenza poiché nutro speranza che ne escano, noi adulti siamo spesso ingranaggi attivi del meccanismo.

Della critica all’ammodernamento del sistema educativo islamico- Non sono certi i benefici dell’ammodernare gli strumenti d’insegnamento, la questione è discutibile, opinabile: Meglio usare un tablet o una tavola di legno per imparare a scrivere in arabo o memorizzare il Corano? Preferiremo i sussidiari generici o i testi classici? Meglio sedersi sul tappeto o in una classe con tavoli e sedie? Sembrano piccole questioni ma in realtà per esperienza personale mi sono parse fondamentali per tutta una serie di effetti indotti che la differenza di queste soluzioni comporta.

Se vogliamo prendere confidenza con il Corano dovremo memorizzare fisicamente ogni lettera, scrivendola, disegnandola e pronunciandola. Quando vogliamo prendere confidenza con un tablet possiamo allora insegnare il Corano con quello, avremo alunni esperti del dispositivo ma meno pratici della forma dello scritto, che non è questione di poco conto.

Quando usiamo un sussidiario, come ne circolano nelle scuole islamiche, invece di usare testi classici, avremo un’infarinatura generica staccata da qualsiasi referente tradizionale, avremo alunni che han capito qualcosa ma che non sanno riferirsi alla catena di trasmissione corretta della conoscenza.

Se facciamo sedere in classe gli alunni invece che su un tappeto li avremo privati della bellezza della seduta d’apprendimento che richiede capacità disciplinante nella postura e nella disposizione.

Piccoli passi- Gli esempi pratici sono tutto o quasi tutto quel che possiamo trasmettere di buono. Applicare gli insegnamenti è il solo scopo di apprenderli, così come è a piccoli passi e con piccole cose che ci lasciamo irretire dal piacere egoistico così è (anche) con piccoli passi che si può avere l’antidoto alla seduzione pericolosa dello stesso piacere egoistico.

La dignità perduta- Umar al-Khattab -Iddio sia compiaciuto di lui- disse: «Iddio ha dato dignità agli arabi con l’Islam, se questi cercassero la dignità al di fuori dell’Islam Egli li umilierebbe». Un rigoroso ritorno allo spirito delle prime generazioni è essenziale per ridare la giusta dignità all’uomo di Dio, tenendo conto dei progressi tecnici ma senza per questo abbandonare il percorso formativo tradizionale, senza per questo assumere tal progresso a scopo finale, che rimanga uno strumento e come strumento sia usato dove veramente utile: La conoscenza tradizionale è vivificazione del lascito sapienziale anche nella sua forma, provare per credere.

Diffondere la conoscenza con i libri- Come editore posso solo tradurre e pubblicare i testi, lo faccio da più di 10 anni con Novilunio edizioni, ma quel che serve è anche e sopratutto avere insegnanti e guide che questi strumenti li sappiano insegnare, senza una guida ogni percorso di conoscenza diventa mera informazione, non siamo costretti a modernizzare l’insegnamento per compiacere qualcuno, siamo noi che lo stiamo facendo di nostra iniziativa, siamo noi che ci siamo messi sulle tracce delle comunità che ci han preceduti, affascinati dal gran progresso che essi han raggiunto, senza considerare l’effetto collaterale che questo ha comportato anche a nostro discapito.

Infine, non ci resta che affidarci a Dio Onnipotente, al Quale spetta ogni lode e verso il Quale è il nostro ritorno. Dio elogi e benedica il Profeta Muhammad, la sua famiglia, i suoi Compagni e quanti ne seguono gli insegnamenti fino al Giorno del Giudizio”.

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