Covid-19, il dossier Onu rivolto sui migranti

“Il Covid-19 continua a devastare vite e mezzi di sussistenza nel mondo, colpendo nella maniera più dura i più vulnerabili. Questo è particolarmente vero per milioni di persone in movimento, come rifugiati o sfollati interni costretti a fuggire dalle loro case per violenze e disastri o come i migranti in situazioni precarie”.

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterres introduce così il Policy Brief: COVID-19 and People on the Move pubblicato qualche giorno fa, nel quale si analizzano le conseguenze della pandemia su migranti e rifugiati e di individuano i principi per “ripensare la mobilità umana a beneficio di tutti”.

L’impatto dell’emergenza su migranti e rifugiati, si legge nel documento, è “spoporzionato” e somma 3 crisi che si intersecano.

La prima crisi è sanitaria e vede colpisce le persone in movimento che vivono e lavorano in condizioni precarie e che spesso hanno un accesso limitato ai servizi sanitari per problemi legali o sanitari. I più esposti sono quelli senza documenti o che si trovano in paesi poveri o colpiti da disastri e guerre.

La seconda crisi, socio-economica, colpisce particolarmente chi ha redditi precari e chi lavora nell’economica informale senza accesso a forme di sostegno, con donne e ragazze ancora più esposte a violenza, abuso e sfruttamento. Intanto, la perdita di posti di lavoro e salari fa calare le rimesse, sulle quali fanno affidamento 800 milioni di persone.

Infine, c’è una crisi della protezione, perché le frontiere chiuse e le altre restrizioni alla mobilità imposte con l’emergenza possono intrappolare o rimandare le persone in situazioni pericolose: richiedenti asilo, rifugiati, sfollati e migranti. Mentre, la paura del Covid-19 ha già esacerbato xenofobia, razzismo e stigmatizzazione, sul lungo periodo la malattia potrebbe rafforzare le restrizioni alla mobilità e la limitazione dei diritti delle persone in movimento.

Il Policy brief ribadisce, quindi, quattro principi che devono orientare le politiche:

1) Escludere, nel lungo periodo, è costoso, mentre includere conviene a tutti. Proprio l’esclusione delle persone in movimento le ha reste più vulnerabili al virus, servono servizi sanitari e risposte socioeconomiche inclusive per battere il virus e ripartire.

2) Risposta al Covid-19 e protezione dei diritti umani non si escludono a vicenda, come hanno dimostrato molti Paesi implementando in maniera adeguata le misure di controllo

3) Nessuno è al sicuro finché non sono tutti al sicuro: assistenza sanitaria e umanitaria, servizi sociali ed educativi devono essere accessibili a tutti

4) Le persone in movimento sono parte della soluzione, andrebbero quindi eliminate le barriere perché possano contribuire (riconoscimento delle qualifiche, percorsi di regolarizzazione, riduzione dei costi delle rimesse…)

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