Coronavirus in Italia, che fare? Primo, niente panico

Nel momento in cui scriviamo ci sono due vittime in Italia e altri 29 casi  confermati. Com’era stato previsto dai virologi, entro il 20 febbraio il nuovo coronavirus (nome scientifico Sars-CoV-2, nome della malattia generata Covid-19) sarebbe davvero esploso in tutto il mondo.

La prevenzione e l’isolamento sono le raccomandazioni principali per i centri individuati nel contagio. Il sito del Ministero della Salute è preso d’assalto e continua ad andare offline. Ma cosa si può fare ancora, in un paese finito persino sul Aljazeera per il delirio sinofobico cui è andato incontro da subito?

Anche in questo caso, sembrerà strano dirlo in Italia e con un sistema mediatico che forse ha tirato un po’ troppo la corda,  non è il caso di lasciarsi andare al panico:

Lavarsi spesso le mani, evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute, coprirsi naso e bocca quando si starnutisce o si tossisce, pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol. Sono alcune delle buone pratiche generali consigliate nel decalogo stilato dal Ministero della Salute come prevenzione.

In ogni caso in presenza di sintomi sospetti non presentarsi in pronto soccorso, ma rivolgersi telefonicamente per ricevere le indicazioni corrette al Numero unico delle emergenze, il 112, o al proprio medico curante spiegando la situazione. Informazioni generali al numero 1500.

Riportiamo alcune utili considerazioni pubblicate su Medical Facts, sito del noto virologo Roberto Burioni: “Abbiamo sempre detto di considerare la possibilità che i pazienti asintomatici potessero trasmettere l’infezione: ci hanno dato dei bugiardi e dei male informati. Abbiamo sempre sostenuto che l’isolamento delle persone provenienti dalla Cina fosse l’unico modo efficace per evitare il diffondersi del virus in Italia: ci hanno detto che eravamo allarmisti e fascio-leghisti”.

“Allo stesso modo adesso vi diciamo: niente panico (…) quello che dobbiamo fare è bloccare ora l’ulteriore diffusione di questo virus. La modalità è semplice: tutti quelli che hanno avuto un contatto con le persone infettate devono stare in quarantena. Volontaria, obbligatoria, con la porta chiusa o con la porta aperta non importa. Tutti in isolamento per quattordici giorni. E lo stesso deve valere, senza alcuna eccezione, per chi viene in Italia dalla Cina, facendo scalo in altri aeroporti”.

La Regione Lombardia ha pubblicato una serie di Faqs che riproduciamo:

  • Quali sono i sintomi di una persona infetta da un coronavirus?
    Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale.
  • Cosa fare in caso di sintomi?
    Coloro che riscontrano sintomi influenzali o problemi respiratori non devono andare in pronto soccorso, ma devono chiamare il numero 112 che valuterà ogni singola situazione e spiegherà che cosa fare. Per informazioni generali chiamare 1500, il numero di pubblica utilità attivato dal Ministero della Salute.
  • I coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?
    Sì, alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.
  • Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?
    No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino. Possono essere necessari anche anni per sviluppare un nuovo vaccino.
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