Cori razzisti dei tifosi del Verona. Ma il loro patrono era di colore

Nulla di cui sorprendersi dagli stadi del calcio italiano. L’anno scorso il coro «Terùn terùn» di giocatori e tifosi del Brescia all’indirizzo delle squadre meridionali, episodio poi fatto passare per una goliardata. Ma quel vocabolo non è infrequente sulle gradinate, e nello stadio di Verona non pare si apprezzi il Sud Italia. L’arbitro Rocchi ieri ha interrotto Roma-Napoli per i cori di discriminazione territoriale. Non stupisce dunque se intorno ai campi di calcio si sentano ancora ululati contro i giocatori della pelle nera. Mario Balotelli ieri non ne ha potuto più e al nono minuto del secondo tempo di Verona-Brescia ha scagliato il pallone contro gli spalti e minacciato di abbandonare il campo. Partita ferma per quattro minuti. Il capo ultrà dell’Hellas Verona ha sentenziato che Balotelli è italiano perché ha la cittadinanza, ma non potrà mai essere del tutto italiano. Ma Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori e veronese, ricorda che il patrono della scaligera, San Zeno, era un vescovo di colore.

(in foto: Balotelli protesta contro i cori del “Bentegodi”)

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