Circoncisione femminile: grandi bugie e piccole verità (I parte)

di Muhammad Muddaththir Silvio Giuseppe Maria Gualini

Se avevo trovato difficile il dover trattare l’argomento della circoncisione maschile, trattare della circoncisione femminile è stato per me particolarmente spinoso non solo per l’argomento in sé stesso ma per i particolari che esso comporta. Sono fermamente convinto che l’unico capace di comprendere ed interpretare il mondo femminile pur essendo un maschio è il santo Profeta. Quindi cercherò di trattare l’argomento nel modo più decoroso e rigoroso possibile. Ed intendo farlo in un modo originale: partendo dalle conclusioni che ho ricavato leggendo e studiando il materiale che personalmente ma anche sorelle e fratelli nell’Islam mi hanno fornito con encomiabile zelo. Ed è proprio nella differenza fra circoncisione maschile e femminile che desidero cominciare a puntualizzare un particolare che conduce alle mie deduzioni e conclusioni: mentre per i maschi si parla sempre e comunque di circoncisione legata a motivazioni religiose, per le donne ormai si parla sempre più sovente di mfg, acronimo di mutilazioni genitali femminili, che ha di per sé nulla a che vedere con motivazioni religiose, di qualsiasi religione si tratti.

La circoncisione femminile esiste da civiltà pre-ebraiche, pre-cristiane e pre-islamiche e sicuramente, per quanto riguarda l’Islam, ultima legislazione religiosa in ordine cronologico, si tratta di un’usanza che non trova alcuna forma d’obbligo nella Rivelazione islamica e nemmeno nella Shariah, al contrario della circoncisione maschile che ha precise ingiunzioni shariatiche con le loro eccezioni come ampiamente dibattuto nei due precedenti articoli su questo argomento. La circoncisione maschile ha dei fondamenti chiari ed autorevoli che trovano consenso fra tutti i dotti Islamici, al contrario la circoncisione femminile non trova alcun fondamento chiaro in alcuna delle tre religioni semitiche. Tuttavia la circoncisione femminile viene ancora praticata, specialmente in alcune aree geografiche dove è anche presente e maggioritario l’Islam e questo crea confusione specie in chi non è musulmano, per cui, di primo acchito, queste pratiche vengono attribuite erroneamente all’Islam. Ma tutti, musulmani e non musulmani, si chiedono perché esiste ancora questa commistione. Essa non giova affatto all’Islam ma fa prosperare i nemici dell’Islam e gli islamofobi, soprattutto quelli di sesso femminile, cui non par vero di trovare occasioni per criticare inutilmente e fondamentalmente un’opera divina, quale è l’Islam.

La circoncisione femminile va da un estremo quasi simbolico ad un massacro fisico vero e proprio. La forma lieve è nota come clitoredectomia su cui mi soffermerò più avanti perché è quella che viene messa in relazione ad alcuni ahadeeth (tradizioni profetiche) di dubbia verità e consiste nel tagliare parte del clitoride o semplicemente inciderlo per far fuoriuscire sette gocce di sangue. Al contrario la completa infibulazione, nota anche come “infibulazione faraonica”, è praticata soprattutto in Africa su circa un 15 per cento della popolazione feminile di quel Continente. La pratica consiste nella rimozione totale del clitoride, delle piccole labbra ed il taglio parziale delle grandi labbra che vengono cucite in modo da lasciare un foro minimo per il drenaggio delle scariche naturali (orina e sangue mestruale). Orrendo poi è il modo di cucitura per la giunzione delle grandi labbra così da chiudere la vagina. Infatti si usano addirittura spine di acacia: al contrario della robinia nostrana l’acacia orientale ha spine molto lunghe e resistenti. Per favorire la cucitura si usano creme a base di erbe, latte, uova, cenere e sterco. Per evitare che si creino otturazioni non volute durante il periodo di convalescenza viene inserito un divaricatore in legno, più il foro risultante è piccolo, più si considera l’operazione ben riuscita. È facilmente intuibile come un’operazione del genere compiuta con strumenti artigianali possa dare adito a complicazioni che possono portare alla morte delle infelici. Il matrimonio si consuma con una rimozione dell’infibulazione che viene mantenuta sin dopo l’eventuale parto a cui può far seguito una seconda infibulazione. Vorrei far notare qui un aspetto che è decisamente contrario all’Islam ed è a mio avviso sufficiente per smentire tutti coloro che vogliono coinvolgere l’Islam in questa pratica orribile. Uno degli scopi pratici di quest’operazione è il facilitare la pulizia del pene rimuovendo residui di orina e fluidi organici maschili (ed anche femminili) per garantire la perfetta e rigorosa purezza fisica (taharat) per poter accedere all’adorazione. La pratica dell’abluzione rituale e la pulizia che la precede è quasi maniacale, specie per chi affronta la Via di Verità (Haqiqah) con il metodo del tasawwuf. Ebbene, come può conciliarsi una chiusura quasi totale della vagina per cui viene precluso l’accesso all’orifizio uretrale ed alla vulva per il periodo mestruale per cui si possono formare residui che solo l’orina e l’acqua possono ripulire? L’Islam riconosce parità di diritti e doveri fra maschio e femmina, specie per quanto riguarda gli atti di adorazione, quindi come è possibile che proprio l’Islam accetti una pratica così crudele, rischiosa per l’essere umano e sicuramente difficoltosa se non impossibilitante a rimuovere le impurità che inficiano di fatto la purificazione rituale? È solo pura ignoranza e convenzione ancestrale che permettono ancora di consentire questa pratica che a mio modesto avviso rispecchia un certo egoismo maschile nel garantirsi la verginità e l’illibatezza delle spose. Eppure questa pratica dell’infibulazione parrebbe essere antichissima e viene fatta risalire all’antico Egitto, da cui l’appellativo “faraonica”. Infatti ritrovamenti archeologici hanno portato alla luce mummie di donne infibulate risalenti ad oltre quattromila anni fa.

Ma vi è ancora un episodio che dimostra proprio attraverso la storia egizia che l’infibulazione è totalmente estranea alle tre religioni semitiche (Giudaismo, Cristianesimo ed Islam) e lo si trova nella Tawarat (Pentateuco dell’Antico Testamento) che narra della nascita di Mosè da una donna ebrea per cui gli indovini informarono il faraone dell’accaduto e questi diede ordine a tutte le levatrici (Qablat) di uccidere ogni neonato maschio e primogenito. Le Qablat fallirono anche perché le donne ebree partorivano più velocemente delle donne egiziane che avevano subito l’infibulazione. Da questa narrazione si può dedurre la conferma che i maschi sia egiziani che ebrei venisero circoncisi, altrimenti la moglie del faraone e le sue ancelle avrebbero notato la differenza di Mosé neonato e quindi lo avrebbero potuto uccidere. Ma, soprattutto l’esaltante logica divina che aveva ispirato nel cuore degli uomini la circoncisione maschile e l’infibulazione – specie nella famiglia reale del faraone – operazioni che di fatto favorirono la venuta di uno dei più grandi profeti, Mosè, Musa Alaihi Wa Sallam per i musulmani. La storia di Mosè – come quella degli altri profeti – può essere considerata come una conferma della credenza islamica che Allah che interagisca continuamente con la sua Creazione. La ricerca che ho condotto sfruttando la facilità di conoscenza che fornisce internet, pur sfrondando dalle “fake news” mi ha permesso di comprendere che anche i siti più “islamofobi” sono costretti ad ammettere che non esiste un legame fra l’Islam e le mutilazioni genitali femminili ma che si tratti di pratiche che fondano le loro radici in varie civiltà pre-islamiche, come gli antichi egizi. Il carattere universale dell’Islam ha prodotto una sorta di tolleranza a certe abitudini locali per cui in certe aree geografiche dove l’Islam è la religione prevalente accade che questa pratica sia sopravvissuta per vari motivi che nulla hanno a che vedere con l’Islam come l’identità tribale e la convenzione sociale, l’identità sessuale per cui una donna circoncisa è considerata “donna completa”. Queste pratiche sono fortemente legate al territorio per convenzioni sociali difficili da eradicare tanto che donne di quei luoghi trasferitesi in Europa non lasciano infibulare le proprie figlie ma ammettono candidamente che le farebbero infibulare se fossero nei luoghi natali per favorire l’integrazione sociale delle figlie. In altre parole l’infibulazione è una testimonianza pratica dell’illibatezza e serietà della donna. Per questo motivo si parla anche di forme di controllo della sessualità considerando la pratica delle mutilazioni genitali femminili come metodo per ridurre drasticamente le “tempeste ormonali” e quindi le necessità sessuali femminili. A questo proposito giova ricordare un particolare che a mio avviso non è da sottovalutare: solo nel secolo scorso l’umanità è riuscita a coprire enormi distanze in tempi molto brevi, oggi il giro del mondo si può fare in meno di tre giorni. Oggi la distanza fra Makkah Mukarrama e Madina Munawwara può essere coperta in un’ora e mezza con il treno superveloce, agli albori dell’Islam la stessa distanza si copriva in quindici giorni circa e le probabilità di giungere a destinazione erano almeno del 50 per cento. In queste condizioni si sviluppò il concetto di “mutà”, matrimonio a tempo, diffuso specialmente fra i militari perché le loro spedizioni richiedevano lunghe durate di tempo a causa dei lunghi e complessi spostamenti. Ma “mutà” (pratica ancora in uso fra gli shiiti) generò proli senza padri tanto che il secondo califfo ortodosso, Hazrat Umar Farooq (Umar il Giusto), decise di proibirla ma solo dopo aver consultato la “madre dei credenti” Hazrat Aysha Siddiqua (la Veritiera), chiedendo a lei per quanto tempo una moglie potesse resistere senza avere un rapporto coniugale. La risposta fu «quattro mesi» e nella tradizione giunta fino a noi e tanto meno nella storia dell’Islam si registra l’introduzione della circoncisione femminile per facilitare la vita delle mogli dei soldati musulmani di quel tempo. Al contrario Hazrat Umar Farooq ordinò di accorciare il periodo di ferma entro i quattro mesi ed abolì, per i sunniti, la pratica di “mutà”. Qualora vi fosse stata necessità di inserire la circoncisione femminile nell’Islam per garantire una certa riduzione della sfera sessuale femminile questo sarebbe stato il momento più opportuno. Ed anche questa occasione che dimostra invece la grande moralità dell’Islam per cui argomenti così scabrosi ed intimi venivano affrontati esaltando la parità fra i sessi, quando in Europa pare si ricorresse alle cinture di castità .

(continua)

 

 

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