Canada: Premio Nobel Malala Yousafzai può insegnare in Quebec se rimuove l’hijab

Malala Yousafzai, la vincitrice del premio Nobel per la pace, può insegnare nella provincia canadese del Quebec se rimuove il suo hijab, ha dichiarato il ministro dell’istruzione del Quebec, Jean-Francois Roberge.

Recentemente, il Quebec ha emanato la legge 21 che vieta agli impiegati della pubblica amministrazione di indossare simboli religiosi durante l’espletamento delle proprie funzioni.

Roberge ha pubblicato una foto su Twitter che lo ha mostrato affianco all’attivista pakistana, cittadina canadese onoraria, che indossa l’hijab. La foto è stata scattata durante una sessione di pianificazione del “G20” a cui hanno partecipato di recente in Francia. Ironia della sorte, la coppia ha discusso l’accesso all’educazione.

L’immagine ha suscitato “grida di ipocrisia e indignazione” nei gruppi Twitter, considerata la legge Bill 21. “Sig. Roberge, come risponderesti se la signora Yousafzai volesse diventare insegnante in Quebec? “, ha chiesto un giornalista, Salim Nadim Valji, su Twitter.

Roberge ha risposto alla domanda, dicendo che sarebbe un “grande onore” se Malala insegnasse in Quebec, ma come in altri “paesi aperti e tolleranti, gli insegnanti non possono indossare simboli religiosi mentre esercitano le loro funzioni”.

Nel 2012, la donna è sopravvissuta a una pallottola in testa dei talebani per aver osato parlare dell’istruzione femminile. L’attacco sfrontato di Malala, che all’epoca aveva 15 anni, provocò indignazione in Pakistan ed a livello internazionale. “Le hai detto che in Quebec, le donne vestite come Malala non hanno accesso a certi lavori nel servizio pubblico? Grazie al tuo governo “, ha commentato un altro utente di Twitter in un post che riflette il pensiero di molti.

Tuttavia, alla fine del mese scorso, Roberge ha dichiarato che “mentre la legge deve essere rispettata nelle scuole, non ci saranno ispettori inviati in giro per verificare l’applicazione della stessa”.

Una sfida legale a “Bill 21” è stata lanciata dalla Canadian Civil Liberties Association e dal National Council of Canadian Muslims. I gruppi sostengono che Bill 21 ingiustamente si rivolge, “particolarmente”, alle donne musulmane.

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