Attacco al petrolio, Putin risponde con versetti del Corano

Dopo l’attacco avvenuto la settimana scorsa, l’Arabia Saudita sta presumibilmente importando diesel e carburanti dall’Iraq per mezzo della Aramco trading company per soddisfare il mercato interno e accontentare il più possibile la vendite di greggio all’estero, secondo informazioni giunte da ambienti Bloomberg.

In questo modo il ministro dell’energia, Abdulaziz bin Salman, fratello di Muhammad (Mbs),  ha potuto assicurare il prodotto sia all’interno sia all’esterno, e parlando con un gruppo di giornalisti a Jeddah ha confermato che entro fine settembre tutto tornerà alla normalità.

L’attacco sarebbe stato rivendicato dai ribelli yemeniti, armati dagli iraniani e dai russi, e ha messo in risalto quanto siano poco sicuri i sauditi sotto la protezione statunitense. Per questo il segretario di Stato a stelle e strisce Mike Pompeo è corso ai ripari in Arabia Saudita, cercando di tranquillizzare i regnanti Salman.

L’unico attore che ne sta traendo vantaggi, insinuandosi tra le pieghe della non buona gestione statunitense della zona, è Putin, che, nella conferenza sulla Siria tenutasi ad Ankara lunedì scorso, cui erano presenti Erdogan e Rouhani, ha citato un verso del Corano riferendosi ad Muhammad bin Salman:«Il Corano afferma che qualsiasi tipo di violenza è inaccettabile, ad eccezione di un tipo di violenza, quando proteggi il tuo popolo». E subito dopo ha informato che Mosca è pronta ad aiutare i sauditi, se scelgono di comprare i suoi sistemi missilistici S-300 e S-400, che sono in grado di rispondere a qualsiasi tipo di aggressione nemica.

Putin sta prendendo al balzo l’allontanamento dell’agenda politica internazionale di Trump dal Medio Oriente, accorgendosi che alcuni governanti arabi iniziano a non fidarsi più del mantra trumpiano «prima gli americani».

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