I roghi e le contraddizioni svedesi

Corano
Corano bruciato vicino una moschea

Alcuni commentatori riguardo al triste e scellerato episodio della dissacrazione del Libro Sacro dei musulmani e dell’umanità hanno teso a minimizzare l’episodio che è invece di una gravità immensa. Una tradizione Islamica recita innamal a’malu biniyyati (hadith marfu che risale direttamente al Santo Profeta ) che vuol dire “le azioni sono basate sulle intenzioni”. E quello scellerato prima di bruciare ha tentato di dissacrare usando grasso di animale proibito e lurido di per sé non lasciando dubbi che la bruciatura seguente sarebbe stata dissacrazione. Grazie a Dio i musulmani non hanno colto la provocazione e questo è stato un gran bene e vedremo il perché di questa mia valutazione.

Certo è singolare che proprio la Svezia patria del Premio Nobel per la pace sia la nazione dove più che in qualunque altra parte de mondo si verifichino simili deprecabili oi a vederla proprio tutta il premio per la pace è dato con soldi che provengono dalla vendita di un prodotto che si chiama dinamite, il cui numero di morti è sicuramente incalcolabile. Ma questa se vogliamo è una piccola contraddizione. La Svezia ha affrontato tutti i costi per traslare la salma del pittore svedese Ivan Aguéli dalla Spagna – dove morì in un incidente – alla sua città natale, Sala-Svezia. Ivan Aguéli (nato John Gustaf Agelii; 24 maggio 1869-1 ottobre 1917), chiamato anche Shaykh ʿAbd al-Hādī al-ʿAqīlī (Rahmatullah Ahle) dopo la sua conversione all’Islam e la sua iniziazione al tasawwuf. Infatti, era un sufi errante svedese, pittore e autore di preziosi studi sul tasawwuf. Uno degli iniziatori di René Guénon all’esoterismo islamico (tasawwuf). I resti di Aguéli furono conservati a Barcellona, in Spagna, fino al 1981, quando furono riportati in Svezia e sepolti con rito islamico nella sua città natale, Sala. Perché allora tanto accanimento ora contro l’Islam colpendo proprio la Rivelazione stessa che è alla base dell’ultima religione rivelata all’umanità da Allah? Perché rinnegare l’esempio di un così puro e santo figlio come Abdul Hadi (Rahmatullah Ahlee)? Figlio di una nazione che pare svilita di sentimenti umani. Sentimenti che possono essere l’inizio di un percorso spirituale e trasformarsi e sublimarsi in una vera vita spirituale.

Nulla da stupirsi che mancando una vera spiritualità ed aver scambiato la mente e la ragione come centro dell’essere umano a scapito del cuore, vero ed unico elemento di connessione con il Divino si finisca per scambiare un Libro che è molto di più che un insieme di pagine stampate per un volume qualsiasi da mandare al rogo. Un Libro talmente sacro che ogni Musulmano può solo toccare e maneggiare in stato di purezza rituale, cioè dopo aver fatto l’abluzione (wudhu).

E noi musulmani che atteggiamento dovremmo tenere? Ogni reazione spropositata e violenta non farebbe altro che far piacere ai provocatori e alimentatori di roghi, costoro non aspettano altro. Se proprio uno volesse “agire” si potrebbe installare un sistema di altoparlanti che trasmetta surah ar-Rahman in originale e con la sua traduzione in lingua locale, naturalmente con gli opportuni permessi delle autorità. Ma qualsiasi possa essere la nostra reazione avrà in ogni caso effetti limitati perché il Vero Protettore dell’Islam e quindi del Sacro Testo è Allah Onnipotente Stesso che nello stesso Sacro Libro ne sarà il protettore sino all’ultimo istante di esistenza di questa manifestazione. Al riguardo Allah è molto esplicito: “Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi.” (Sacro e Glorioso Qur’an Karim Surah Al Hijr – il tratto roccioso o la città di pietra – 15:9). E allora qual è il comportamento più consigliato per i Musulmani di fronte a questi roghi?

La risposta che mi sono dato è quella di seguire l’esempio del nonno del Santo Profeta ﷺ, Abd al Muttalib possessore delle chiavi della Ka’aba che dovette affrontare il temibile re Abraha giunto alle porte della valle della Bekaa al cui punto più profondo vi è la Sacra Ka’aba, la Casa di Allah. L’esercito di Abraha (stimato da storici in oltre 60000 uomini) aveva un’arma “tecnologica avanzata” per distruggere la Ka’aba: gli elefanti. Abd al Muttalib la sera prima dell’attacco raccolse tutti i suoi cammelli e li sistemò in modo da non perderli dicendo: <<io penso alla mia proprietà, la Ka’aba ha il suo Padrone che, se vuole la proteggerà”. L’esercito di Abraha fu messo in rotta da quello che può essere ricordato come il primo raid aereo di difesa, migliaia di uccelli ognuno con pietruzze nel becco attaccò soldati ed elefanti rilasciando “bombe naturali” e non esplosive con tale violenza da mettere in rotta l’intero esercito di Abraha mandandolo a perire in una parte del deserto in cui ancora oggi i locali non si azzardano ad attraversare. Quell’episodio rimase così impresso nella memoria degli abitanti di Makkah Mukarramah che venne ricordato come l’anno dell’elefante. Senza contare che è ricordato nel Sacro e Glorioso Qur’an nella Surat-ul-Fil, appunto la surah dell’Elefante (105). Per la cronaca la casa di Abd al Muttalib è ancora lì prospicente la Ka’aba ormai nascosta dall’edificio del Sa’hi vicino al sacro monte di Marwa. Forse il comportamento di Abd Al Muttalib è quello da adottare quando un individuo violento ed irresponsabile pretende di accanirsi contro Allah ed i suoi servi a Lui sottomessi (i musulmani). Comportamento stigmatizzato da Dante con le parole di Virgilio: “non ti curar di loro ma guarda e passa!” …

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