Un “Fantastico 4 Novembre”

Mi mancano le visite di novembre a nonno Angelo che aveva collezionato medaglie al fronte, ferito e poi ritornato si distinse per un atto di braveria. Mio padre, come molti figli sbuffava alla mia richiesta di andare da nonno Angelo a fine ottobre primi di novembre, pur essendosi trovato diciottenne nel secondo anno della Seconda guerra mondiale. Così in prossimità del 4 Novembre nonno Angelo ci raccontava immancabilmente ed inesorabilmente la “sua” guerra da poco prima di Caporetto sino a Vittorio Veneto ed il ritorno a Torino. Fu una mia vittoria personale riuscire a portare nonno Angelo al Sacrario di Redipuglia, ricordo la sua mascella irrigidita, lui solo appoggiato al suo bastone ad osservare quei nomi anonimi o forse ricordandone qualcuno. Non parlò, disse solo un secco “andiamo!”. Compresi allora che la guerra non è gioco. In un hadith il Santo Profeta dice “la guerra è inganno”.

Dedico questo breve ma fantasioso editoriale a tutti i caduti noti ed ignoti di quella Prima guerra mondiale constatando amaramente che i “sapiens” contemporanei hanno imparato poco dal passato e quei 10 milioni di vittime sparse nei vari campi di battaglia, saranno “poca cosa” di fronte ad un incipiente ed evitabile (se solo ragionassero ascoltando il proprio cuore, ammesso gli funzioni ancora) terza guerra mondiale. Quello che segue è un breve racconto fantastico, ma al tempo stesso realistico.

“Lorenzo è un ragazzo, come tanti di questi tempi, la pelle un poco scura lo definirebbe meridionale, anche se vive a Torino ancora con i genitori nonostante una laurea di primo livello in ingegneria spaziale … il colore della pelle lo distingue dalla famiglia nonostante la mamma friulana. Oggi, venerdì 4 novembre è a Roma per una selezione di lavoro presso una società aerospaziale. Pare l’abbia superato ma deve attendere una comunicazione ufficiale. Forse per quello si lascia andare a fare il turista in una Roma frizzante per le cerimonie dell’Anniversario della Vittoria. Così senza accorgersene da Piazza Venezia si trova di fronte al Vittoriale. E qui decide di assistere alla cerimonia. Da dove si trova, appoggiato al muro può vedere i capelli bianchi salire con passo fermo sino alla tomba di “Ignoto Militi”. In quel momento viene preso da una stanchezza indefinibile, forse il viaggio, forse la tensione della selezione trova un appoggio distraendosi dalla cerimonia. D’improvviso davanti a lui appare una figura prima sfumata poi nitida: un soldato della Prima guerra mondiale! Probabilmente un calo di zuccheri, si guarda attorno per cercare un bar pasticceria. Il bar Brasile è distante. Ma la figura, ora vivida, lo apostrofa: ‘Finalmente qualcuno della famiglia!’ Quel richiamo alla famiglia gli fa notare la straordinaria somiglianza con il bisnonno Felice, orfano della Prima guerra mondiale. Ma quello che stonava era il colore più scuro della pelle di quella che doveva essere decisamente una visione. Pensò ‘ma chi sei?’ e non ebbe finito di formulare il pensiero che la visione incalza ‘Sì io sono quello che ha messo incinta la piccola friulana. Il mio nome è Umar, askaro (soldato) libico trascinato in una guerra non mia, morto in azione suicida a Nord di Aquileia, punito per aver avuto rapporti consenzienti con una locale, la tua trisnonna!’ Lorenzo pensa di essere piombato in un incubo, sente la bocca impastata, lo pervade un leggero tremore. Poi si riprende, in fondo la trisnonna aveva un marito di Tarcento! Lui ne era fiero discendente e ne portava il cognome. Ma la figura lo incalza. ‘Sono io il vero padre, carne da macello. Lei Anna era diventata segretamente Musulmana. Poi qualcuno ha fatto la spia e mi sono trovato in una missione suicida. Hanno scelto il mio corpo bruciato e devastato da pallottole grosse come piombini da pesca e straziato da granate. Noi askari siamo dimenticati anche se abbiamo combattuto in una guerra non nostra, che aveva nei poveri di origine ed ignoranti senza istruzione la carne da macello in nome di un’Italia che ancora oggi, di fatto, non esiste! Allah nella Sua Misericordia mi ha concesso questi momenti in questi pochi cento anni e più in cui ho visto di tutto e sempre peggio! Allora non poterono riconoscere e distinguere la provenienza del cadavere così Allah nella Sua Infinita Saggezza ha voluto che si onorasse chi ha dato la vita per questa Nazione seppure trascinato sul fronte dalla speculazione e forse dall’odio colonialista. Non sai la soddisfazione di vedere riverito uno che non è chi pensano sia, chissà se farebbero lo stesso se sapessero che il loro milite ignoto è libico, musulmano e parente di Umar Mukhtar, il Leone del Deserto, Rahmatullah Ahle’! Mentre la visione sfumava Lorenzo sentì la figura dire ‘adesso che lavorerai qui vieni a trovarmi spesso!’. Lorenzo si scosse, decisamente doveva essere uno scherzo di zuccheri e stanchezza, a fatica arrivò al bar Brasile. Scelse paste dolci e cappuccino e pagò in anticipo la consumazione. Si sedette con la visione del Vittoriale proprio davanti a lui, stava addentando una pasta fresca ed invitante quando il suo iPhone squillò, una calda voce femminile diceva: ‘Lei è Lorenzo F…in?’ ‘sì rispose lui’ – non aveva visto il chiamante, era ancora turbato – qui è la ‘Space Tech and …, se lei è ancora a Roma venga subito a firmare il contratto, è assunto. Buongiorno!’ Attonito e felice istintivamente, ancora seduto, gli tremavano le gambe, guardò al Vittoriale verso la tomba del ‘Ignoto Militi’. dietro al Vittoriale sullo sfondo gli parve di vedere un elmetto del Regio Esercito su un volto ormai familiare che sorrideva. Gli venne spontaneo dire ‘Ti vengo a trovare più spesso nonno!’, imbarazzato uscì dal bar, non si era accorto che aveva urlato quel ringraziamento…”

In questi giorni di celebrazione della Vittoria della Prima Guerra Mondiale e di strani presentimenti ho voluto ricordare in modo fantastico che la patria è quella che si sceglie, a volte forzatamente, e che per moltissimi naturalizzati è la propria patria per cui dare il sangue. Mentre per i nativi non è sempre detto che discendano da italiani veri. Basta fare il conto di quante invasioni ha subito l’Italia nel corso di oltre duemila secoli. Giova ricordare per i Musulmani nostrani che vedono i migranti come fumo negli occhi che l’Islam si è sviluppato dalla equilibrata interazione fra indigeni e migranti, incontratisi sul piano dell’amore e della fratellanza. Sostantivi che oggi per alcuni paiono dimenticati anche fra musulmani.

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