Francia: islamofobia di regime

Il motto “liberté, fraternité, égalité” è ormai un vago ricordo nella Francia del XXI secolo. La caccia al musulmano è ormai di regime. Oltre a chiudere moschee e centri islamici in nome della sicurezza della repubblica, l’arresto indiscriminato di leader musulmani, l’espulsione di predicatori che on sottostanno ai capricci dei vari Macron di turno, ora vi sono anche le liste di prescrizione per musulmani.

Sembra ormai che molti di quelli che furono presi di mira in maniera cruenta dall’ideologia e i modi nazista, ora scontano la loro vendetta su noi musulmani, vedi in Medio Oriente con l’unica, dicono loro, democrazia della regione e qui in Europa con chi, sempre dicono loro, è l’esempio di democrazia.

Molte personalità di religione musulmana e, qui e la novità, molti così detti simpatizzanti o amici dei musulmani, sono stati presi di mira dai servizi e inseriti in liste solo perché hanno espresso un parere politico contrario a chi governa o perché hanno espresso consenso per i musulmani o perché hanno dichiarato di essere contro l’islamofobia.

La notizia è saltata fuori da Europe 1, che ha riferito di aver ottenuto una “nota confidenziale dall’intelligence territoriale francese”.

Il documento, secondo Europe 1, è stato “diffuso a una manciata di alti funzionari, membri del governo fino all’Eliseo”, dopo il ballottaggio presidenziale che ha suggellato la vittoria del presidente in carica Emmanuel Macron.

La nota, oltre a contenere nomi, afferma che alcuni politici appartenenti alla sinistra francese hanno cercato il voto musulmano grazie all’attenzione verso i loro (dei musulmani) problemi, e grazie anche ad una cerchia di intellettuali e influencer attivisti musulmani che hanno spinto il voto in una direzione. Tutti questi sono stati definiti appartenenti alla linea politico “Islamo-sinistra”.

Tra i beneficiari di questo aiuto ci sarebbe Jean-Luc Melenchon.

Tra i nomi citati nella lista di prescrizione: l’avvocato Rafik Chekkat, membro dell’associazione (ACI) Agir contre l’islamophobie, il giornalista indipendente Siham Assbague, entrambi perché si sono espressi contro l’islamofobia dilagante in Francia, Vincent Souleymane, Hani Ramadan e Farid Slim, tutti descritti come “predicatori” o “imam” dei Fratelli Musulmani.

Feiza Ben Mohamed, una giornalista dell’agenzia Anadolu, è stata inserita nella lista, solo perché lavora per l’agenzia stampa turca, ed è stata accusata di avere idee politiche vicine al presidente Erdogan.

Tra l’altro contro la giornalista, i documenti, riportano suoi tweet che invitano a votare Melenchon, ove scrive: “Considero Melenchon l’unico candidato credibile che non ha l’ambizione di usare i musulmani per far dimenticare i problemi del nostro paese”.

Anche il leader del partito La France Insoumise (LFI), è stato inserito nelle liste, come tanti musulmani, solo perché hanno espresso più volte opposizione contro l’islamofobia in Francia.

L’intelligence sembra cavalcare l’onda dell’estrema destra che punta il dito contro chiunque sia musulmano e faccia politica o esprime un proprio parere su argomenti di interesse nazionale. Come a voler dire che i musulmani non possono “propagandare” la propria voglia di essere francesi se non quella di regime o ancora peggio come vuole la Le Pen e quell’altro sionista nazista Zemmour che vorrebbero che a noi musulmani si vieterebbe di “parlare”, “esprimersi”, “avere un pensiero”.

Questa è la Francia della Rivoluzione francese e delle tre paroline magiche ornai andate in soffitta, che sempre più nega la libertà e si dirige verso quella idea estrema che un secolo fa, di questo periodo iniziò a sobillare le menti di molti tedeschi che sfociò nel portare al potere un certo Adolf. Tutti noi ne conosciamo le conseguenze, ma questa volta, dall’altra parte, sembra che ci siamo proprio noi.

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