Cresce il lavoro domestico in Italia, oltre 920mila i lavoratori regolari

Nel 2020 anche il lavoro domestico ha subito forti ripercussioni causate dall’emergenza sanitaria: il lockdown e le restrizioni alla mobilità e alle attività sociali hanno infatti costretto le famiglie a ripensare i propri modelli organizzativi e le proprie spese.

In questo contesto, il Terzo Rapporto annuale sul lavoro domestico, curato da Domina, “Osservatorio Nazionale sul Lavoro Domestico”, analizza, sulla base degli ultimi dati disponibili, la dimensione e l’impatto del lavoro domestico in Italia.

Il Rapporto si apre con una panoramica storico – giuridica del lavoro domestico, servizio sempre più indispensabile per l’assistenza agli anziani, la custodia dei bambini e la cura della casa.

Nonostante oggi il settore sia molto più tutelato di un tempo (innanzitutto grazie al CCNL), i cambiamenti sociali ed economici continuano a porre nuove sfide. Un esempio, di cui si fa cenno nel Rapporto, è dato dalle piattaforme digitali che, ormai ampiamente consolidate in alcuni settori come la ristorazione, entrano piano piano anche nel mondo del lavoro domestico. Questo fenomeno, al pari di altri processi sociali, è stato accelerato notevolmente dagli effetti della pandemia. L’emergenza sanitaria ha infatti reso improrogabili alcuni provvedimenti a tutela delle famiglie e dei lavoratori, come ad esempio il riconoscimento dell’indennità di malattia o della maternità.

Per questo, nel gennaio 2021, le parti sociali firmatarie del CCNL sul lavoro domestico hanno presentato al Governo una piattaforma programmatica  costituita da cinque azioni concrete volte a colmare il divario ancora esistente tra il lavoro domestico e gli altri comparti.

Nel Rapporto 2021, pertanto, un capitolo è dedicato a calcolare gli impatti che tali misure avrebbero a livello fiscale, economico e sociale. Il Rapporto si sofferma poi, come di consueto, sugli aspetti quantitativi del settore, sia dal punto di vista dei lavoratori che da quello delle famiglie.

Secondo gli ultimi dati INPS disponibili (2020), i lavoratori domestici in Italia sono oltre 920 mila, in aumento rispetto all’anno precedente (+7,5%). Tra i 920 mila lavoratori, si ha una netta prevalenza di donne (87,6%). Per quanto riguarda la provenienza, il 48,5% viene da Paesi extra-UE e il 20,3% da Paesi Ue (complessivamente gli stranieri rappresentano poco meno del 70%), mentre gli italiani rappresentano il 31,2%.

Una delle principali criticità del settore rimane il lavoro nero. Dai dati ISTAT emerge infatti come il lavoro domestico sia nettamente al comando della – poco lusinghiera – classifica dei settori con il più alto tasso di irregolarità, ovvero la maggiore presenza di “lavoro nero”. I dati aggiornati al 2019 evidenziano infatti per il lavoro domestico un tasso di irregolarità pari al 57,0%, ben al di sopra rispetto alla media di tutti i settori (12,6%). Osservando i principali settori economici, al secondo posto per incidenza del lavoro irregolare si trova l’agricoltura, con un tasso del 24,1%.

Il Rapporto analizza anche gli effetti della sanatoria del 2020 che ha visto emergere nel biennio 2020- 2021 circa 125 mila nuovi lavoratori sul territorio italiano

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