Carabiniera a ragazza musulmana: ”Tutto devo vedere, tutto, si tolga anche le mutande e il reggiseno “

Follia, non altre parole per descrivere quello che è successo il 27 Maggio a Trento presso la MTCT per un esame di guida. La studentessa, Sara Arrigoni Qasmi, di origini marocchine, ma italianissima, molto più della carabiniera non degna della divisa, ha ricevuto l’ordine di spogliarsi completamente nuda per una perquisizione: “Tutto devo vedere tutto, si tolga anche le mutande e il reggiseno.” Pura idiozia di una donna in divisa arrogante e repressa.

Andiamo con ordine.

Dall’instagram di Sara abbiamo preso la sua storia direttamente dalla fonte senza nessun taglio altro giornalistico.

Prima di raccontare l’accaduto, Sara scrive che ha un sentimento di rabbia e una sensazione di vuoto, di perdita della realtà.

Dopo aver letto, credetemi, anche voi rimarrete disgustati dalle gesta di quella carabiniera che meriterebbe di essere congedata con disonore.

Sara a quanto sembra è l’unica donna velata nell’aula degli esami e inizia a subire violenza sia verbale dall’esaminatore, che dimostra la sua piena ignoranza e sia da un soggetto che dice, gli gira sempre attorno spiandola su ogni movimento che compie nel fare il test.

Sara continua nel suo racconto molto preciso e lucido, scrivendo che in aula arrivano dei militari che mirano gli stranieri e li portano ad essere perquisiti.

Già questo è un atto che a norma dovrebbe essere giustificato o da un istanza di un giudice o da una richiesta formale scritta e controfirmata con motivazione da parte delle “guardie” (uso questo termine dispregiativo perché lo meritano tutto). Altrimenti tu, “guardia”, la perquisizione corporale non me la fai.

Continuiamo.

Sara scrive: “Termino l’esame  … e vado a consegnare il badge ad un esaminatore. Lì, il poliziotto (“la guardia” ribadisco io), mi ferma e mi dice: ”Lei aspetti qui”, io chiedevo il motivo e lui risponde ”ora vediamo il perché”.

Come ti permetti di ordinare a un cittadino italiano il blocco della libertà? Già questo è passibile di denuncia e state pur certi che ad un italiano non l’avrebbero mai fatto, altrimenti passerebbero i guai, come spero accada.

Sara racconta che era in ansia, perché non sapeva che fare, quando vede arrivare una donna in divisa che con comportamento arrogante la trascina nel bagno della MTCT e le intima di spogliarsi. Sara, si toglie l’hajab pensando fosse quello il problema, i mal pensanti diranno che sotto il velo potesse avere un auricolare per imbrogliare al test della patente.

Già intimare di togliersi il velo è un atto che non può essere chiesto se non con esplicita richiesta scritta e contro firmata, ma signori lettori, ora viene il bello, tenetevi forte e cercate di non meravigliarvi. Non c’è mai limite al peggio.

Sara scrive: “Tolgo il velo … Le chiedo se andava tutto bene e lei con un tono arrogante e presuntuoso mi dice: ”Ho detto di spogliarti’‘ … ero terrorizzata … e gli ho chiesto cosa volesse vedere di più … ”Guarda signorina che quello che hai tu c’è l’ho anche io, non serve che nascondi nulla” … ”Tutto devo vedere tutto, si tolga anche le mutande e il reggiseno” … ho avuto un blocco … per paura di subire altre umiliazioni … ho semplicemente eseguito ciò che mi ha chiesto la poliziotta”

Agghiacciante. Inconcepibile, pura follia da chi si sente investito di un potere che non ha e solo perché indossa una divisa.

Sara: “Quando ha finito di perquisirmi … non ha distolto lo sguardo dal mio corpo mentre mi stavo rivestendo … mi ha messo a disagio … io stavo ancora tremando …  esco dal bagno e mi ritrovo il poliziotto che chiede alla collega ”Hai trovato qualcosa alla signorina?” e lei ”No”, lui con la faccia stupita ”Sicura sicura?”

Non è finita qui, i due oltre a perquisire corporalmente la ragazza gli frugano nella borsa e la guardia donna repressa ha avuto pure l’ardire di prendergli il telefono e frugarci dentro.

E ancora la guardia uomo(?), gli corre dietro per insultarla dicendogli che sicuramente non passerà l’esame di guida. Probabilmente ha voluto sfogare il suo senso di incapacità con queste offese?

Sara è risultata idonea e credo che le due guardie stiano ancora “rosicando“, probabilmente loro hanno dovuto chiedere qualche aiutino in molti dei loro esami nella vita compreso quello che li ha portati a fare quello che fanno, tra l’altro neanche bene. Probabile che nella loro piccola e insignificante testolina, non riescono a capire come una ragazza con il velo possa essere meglio di loro.

Sara: “Ho solo tanta rabbia, lacrime e tanta voglia e tanta voglia che questa gente venga punita per avermi umiliata e che non accada mai più. Non ko auguro a nessuno.”

Follia pura. Follia dell’arroganza, dell’ignoranza e del viscido razzismo che circola in alcuni comparti dello stato italiano; non ci sono parole per descrivere ciò che è successo a Sara, solo vergogna di chi si sente italiano, di chi spera nella forze dell’ordine e di chi è figlio dell’Arma.

50 anni di vita dove un vero carabiniere mi ha insegnato la differenza tra bene e male, la disciplina, il senso dello stato e soprattutto il rispetto verso gli altri, buttati al vento da una stupida in divisa che meriterebbe, e lo dico a lei, colonnello Simone Salotti il congedo con disonore per aver insudiciato la divisa dei Carabinieri.

Ho nominato il colonnello, perché è intervenuto dicendo che farà chiarezza sull’accaduto e che questo non è un modo consono nel comportarsi. Forse, colonnello, dovrebbe controllare meglio i suoi uomini e speriamo veramente che faccia chiarezza, ordine e pulizia. l’Arma non merita questi individui.

Il procuratore della Repubblica Sandro Raimondi assicura che “le indagini ricostruiranno quanto è accaduto”. L’apertura di un fascicolo a fronte di una dettagliata querela presentata da Sara in Questura è un atto dovuto. L’ipotesi di reato potrebbe essere “perquisizione e ispezione personali arbitrarie”.

Queste sono le dichiarazioni delle autorità. Da cittadino italiano mi auguro che venga fatta chiarezza e che, come scritto sopra, i due in divisa paghino e in modo esemplare. Spero che qualcuno possa fare anche qualche interpellanza in parlamento e che le donne che siedono su quei banchi, si mettano la mano sulla coscienza e pensino cosa avrebbero provato loro in quella situazione. 

Mi rivolgo a lei, presidente Caasellati, da donna e da presidente del Senato, difenda l’onore di una giovane donna trattata in modo veramente denigratorio e lesivo della dignità femminile.

E al presidente della Repubblica voglio lasciare questa frase scritta da Sara, che fa rimanere noi e voi con l’amaro in bocca e tanta tristezza: “Quando mi diranno che vivrò in uno stato di diritto, mi metterò a ridere“.

Presidente Mattarella, ci pensi lei a ristabilire quello che alcuni tolgono con la loro ignoranza

 

Facebook Comments Box