Scontri in Tunisia

In questi giorni in cui ricorre il decennale delle rivoluzioni arabe, iniziate proprio in Tunisia, nel paese della rivoluzione dei Gelsomini tutto sembra non essere andato secondo ciò che si aspettava o che chi nono conosce bene il mondo arabo si augurava.

Invece di ricordare con giubilo e rimembranza, i tunisini hanno preferito violenza e proteste, che hanno portato all’arresto di più di 200 persone. Lo conferma il ministero dell’Interno tunisino.

Le proteste sono scoppiate in almeno tre città. Più che proteste sono state delle rivolte, fomentate dalle difficili situazioni economiche che si stanno riscontrando in Tunisia, specialmente in quest’ultimo periodo causa CoViD19. Il popolo è alla strenuo mentre i politici pensano a sistemarsi un posto per loro al potere del paese.

E’ questa in definitiva ciò che i tunisini sentono e vivono sulla propria pelle. E le proteste sono in quella direzione: saccheggio di banche, negozi e tutto ciò che molti, giovani, specialmente, non possono permettersi. Infatti, la maggior parte dei 240 arrestati sono giovani tunisini.

Gli scontri sono scoppiati in molte città, con cariche della polizia e lanci di lacrimogeni, sparati per disperdere i giovani che assaltavano tutto ciò che aveva una vetrina, incendiavano auto e bloccavano strade.

Emarginazione, povertà, assenza di lavoro e lockdown, hanno portato a tutto questo e il governo sembra non avere il polso della situazione ed essersi dimenticato completamente dei suoi cittadini, specialmente se, intervistati dai media stranierei arabi, una buona parte dei parlanti, il 60% circa, ha giurato che si trovava meglio e di voler tornare ai tempi di Ben Ali.

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