Il make-up e la donna musulmana

Di Fatima MT Paciotti

Quello del make-up è un argomento molto discusso nella parte femminile – e non solo – della comunità islamica, in particolar modo in Italia. Il parere di molti grandi sapienti è che la donna musulmana non possa mettere alcun tipo di trucco se non all’interno della propria casa, col proprio marito, perché nel Corano è presente il seguente versetto:

“E di’ alle credenti di abbassare i loro sguardi ed essere caste e di non mostrare, dei loro ornamenti, se non quello che appare; (…)”
(Qur’an sura 24, aya 21)

Molti studiosi interpretano questo versetto come contenente l’obbligo per la donna di non mostrare nulla di se stessa e di non truccarsi, se non di fronte al marito. Personalmente, non essendo una sapiente ho cercato per molto tempo nella Sunnah, tra gli insegnamenti dati dal nostro profeta Muhammad (pace su di lui) e nel Qur’an, versetti che trattassero l’argomento del trucco femminile senza mai trovare nulla fino a qualche giorno fa. Infatti due Imam mi hanno parlato dell’interpretazione che Ibn Abbas, grandissimo sapiente e compagno del Profeta Muhammad (pace su di loro), diede del versetto in questione. Secondo ibn Abbas l’interpretazione riguardante gli “ornamenti di ciò che appare” – ossia quelli che è lecito mostrare – si riferisce all’ornamento del volto, ossia il khol, ed all’ornamento delle mani, ossia gli anelli. Dunque, questa è un’affermazione molto importante che va a contraddire il modo di vedere di alcuni sapienti che vorrebbero la donna musulmana completamente “slavata”, senza alcun segno sul volto e priva di ogni gioiello, tranne che in presenza del solo marito o in compagnia di altre sole donne.
Pensare che Ibn Abbas possa aver “sbagliato” interpretazione è fuori discussione, dato che egli fu compagno del Profeta (pace su di loro) e aveva una conoscenza certamente superiore, di coloro che studiarono l’islam secoli dopo il suo avvento.

Secondo questo eminente parere dunque, anche la donna nell’Arabia Saudita di oltre 1400 anni fa poteva usare il khol (eye liner o khajal) per decorare il proprio volto, in particolare gli occhi. E poteva uscire dalla propria casa con il trucco e con i gioielli alle dita delle mani.
A questo punto mi chiedo: cosa altro, oltre al khol, avrebbe potuto utilizzare la donna se fossero esistiti anche altri prodotti per il trucco? Nessuno lo sa e non lo sapremo mai.
Veniamo ora al trucco della donna che vive in Italia nel 2020; in particolare colgo l’occasione per rispondere alle numerose donne musulmane che mi hanno scritto in pubblico sulle mie pagine social o via messaggio privato, per chiedermi come mai io mi trucchi. Secondo alcune opinioni, basate sul tale o sul tal altro sapiente, la donna musulmana non ha il permesso di usare alcun cosmetico o alcuna forma di make-up, in quanto potrebbe attrarre l’uomo che la guarda provocandogli pensieri non leciti, perché diretti verso una donna che non sia la propria moglie.
Rispondo dunque a questa domanda con alcune considerazioni preliminari: prima di tutto che sono nata in Italia in una famiglia cattolica, sono stata cattolica fino al 2005 e sono cresciuta truccandomi fin da quando avevo 12 anni. Il trucco fa parte della mia cultura che non è quella dell’Arabia Saudita di oltre 1400 anni fa. Aggiungo che non credo affatto che in un paese in cui oramai neanche il colore della biancheria intima delle donne che fanno shopping nei negozi o nei centri commerciali è un “segreto”, in un Paese dove la minigonna misura quel tanto che basta a coprire lo slip (e a volte nemmeno quello), un uomo possa eccitarsi trovandosi di fronte una donna truccata.
Io mi trucco perché truccarmi mi fa sentire bene, perché mi piace, perché mio marito ama vedermi sempre curata, sia dentro sia fuori casa. Mi trucco perché non credo nella maniera più assoluta che sia vietato truccarsi, oggi e in Italia. Non seguo certi pareri, in quanto le argomentazioni riportate nell’asserire che il trucco sia illecito non mi convincono affatto e prima di sposare in toto un parere – seppur di questo o quell’altro sapiente – ragiono con la mia testa. A volte mi chiedo come si abbiglierebbero le donne musulmane se il profeta Muhammad (pace su di lui) fosse in Italia oggi, a portarci la parola di Allah. Mi chiedo anche se abbia senso sprecare energie e tempo dietro una sfilza di “haram! haram! haram!” (illecito! Illecito! Illecito!) urlati sulle pagine dei social. Senza indugiare troppo sul fatto che questi anatemi giungano da chi a volte nemmeno sa come si esegua la preghiera o da chi beva vino “ma solo ai pasti”.
Mi piace molto truccarmi, da sempre, e continuerò a farlo. Nonostante le scomuniche che ogni giorno mi vengono lanciate da ignoranti che nulla hanno da fare di importante nella propria vita povera di contenuti, se non quello di occuparsi della vita altrui, ma in maniera distruttiva. Quindi continuerò a truccarmi e ad esortare la donna musulmana a prendersi cura di sé e del proprio aspetto, anziché preoccuparsi che il proprio marito possa gettare l’occhio su altre donne che, a differenza della propria, si truccano e si vestono bene. Continuerò a gridare al mondo che la donna musulmana ha diritto di vestirsi alla moda così come di truccarsi e di essere bella, per sé stessa e per il proprio marito.
Probabilmente continuerò ad accumulare scomuniche dagli ignoranti e ad essere imitata da chi finalmente riesce a tirare un sospiro di sollievo nel mettere il khol sugli occhi e uscire col trucco, abbigliata in modo sobrio ma elegante, senza sentirsi in colpa.
Spero così di aver risposto alle tante e-mail ed ai tanti messaggi che mi sono arrivati e continuano ad arrivarmi sull’argomento.
Quello che ho detto di buono e corretto, deriva dalla Misericordia di Allah l’Altissimo, ciò che potrei aver detto di cattivo o errato, deriva solo da me stessa.
Un saluto di pace a tutti i lettori e le lettrici, qualunque etnia e qualunque religione, credo o filosofia di vita seguano.

Facebook Comments Box