Il rapporto tra Islam, Italia e Europa secondo Shaykh Abbas Di Palma

Shaykh Abbas Di Palma è uno dei massimi esponenti della comunità sciita in Italia. È nato a Firenze nel 1980 ed attualmente è presidente dell’Associazione Islamica “Imam Mahdi”. Oltre ad essersi laureato e specializzato a Londra in Scienze Islamiche, ha studiato le Scienze religiose tradizionali nelle scuole teologiche di Londra, Damasco e Qom, nonché ricevuto riconoscimenti dalla Facoltà di Lingua Araba dell’Università di Damasco. È stato docente universitario a Londra dove studia ed insegna presso alcuni Istituti religiosi. 

Qual è la situazione generale della comunità sciita in Italia?
La comunità islamica sciita in Italia è una piccola minoranza sparsa un po’ su tutto il territorio ed avente alcuni centri, da Roma fino al Nord, per le proprie attività religiose e culturali, composta da diverse decine di migliaia di credenti di differenti origini e provenienza. Oltre ai riti devozionali e agli eventi religiosi, si effettuano anche matrimoni e riti funebri, necessari per la vita del credente, ed è quindi anche in tal senso che si muove la nostra comunità cercando di fornire sostegno e assistenza a chi ne abbia bisogno. In generale, con tutti i limiti del caso, si cerca di riprodurre quell’armonia e quel clima di fratellanza promosso dal nobile Profeta Muhammad e dagli imam che gli sono succeduti. 

Che rapporti avete con l’Iran?
Permettetemi una premessa: è molto diffusa, per quanto erronea, l’opinione che l’Islam Sciita e l’Iran siano quasi due sinonimi. Spesso infatti la Shi’a viene presentata come la variante “iraniana” o “indoeuropea” dell’Islam, ignorando che la culla dell’Islam Sciita fu la Penisola Arabica e che i principali suoi bastioni a livello culturale e sociale si trovavano – e si trovano per molti aspetti ancora oggi – in nazioni arabe come l’Iraq e il Libano, mentre la popolazione dell’Iran, nella sua quasi totalità, per molti secoli, fu sunnita. Importanti comunità sciite sono inoltre presenti, da più di un millennio, anche in India, Afghanistan, Pakistan, Siria, Azerbaijan, Bahrain, Kuwait ed altre zone del Golfo Persico. Questo ovviamente non per negare o sminuire l’importante e fondamentale contributo che l’Iran ha offerto nello sviluppo e raffinamento delle differenti scienze islamiche nel corso della storia, sia in ambito sunnita sia sciita, ma per collocare le cose nel loro giusto verso. Ritornando alla domanda, manteniamo rapporti di collaborazione con diversi enti e istituti che si trovano nella Repubblica Islamica dell’Iran e operano in ambito religioso e culturale, così come li abbiamo con quelli di altre nazioni, anche europee. Quello che ci unisce è l’Islam e non la provenienza geografica.

Italia e Islam: un tuo pensiero su questo connubio.
L’Islam in Italia, nel Meridione più precisamente, è comparso per la prima volta diversi secoli fa. Nel contesto contemporaneo si tende a presentarlo come un fenomeno alquanto recente, nuovo, estraneo alle nostre radici storiche e culturali e anzi incompatibile con uno stile di vita occidentale. Ora, se per occidentale si intende uno stile di vita stressante e frenetico, basato su un materialismo pratico e sull’apparire, dove le persone non hanno più né il tempo, né la capacità di pensare, dove ormai si vive virtualmente davanti agli schermi e non più attraverso un sano confronto umano, allora sarebbe corretto dire che l’Islam è estraneo all’Occidente. Il fatto, però, è che non sono pochi quegli occidentali che ricercano qualcos’altro, che non sono soddisfatti del percorso che il nostro Occidente ha intrapreso, che vorrebbero “godersi la vita come Dio ha comandato”, essere sereni, felici, in pace con sé stessi e quel che li circonda in modo più naturale e meno artificialmente. Bene, in tal caso l’Islam diventa per essi un’esigenza in quanto, consciamente o inconsciamente, vogliono rapportarsi col creato e col Creatore riscoprendo bellezze e valori ormai assopiti da decenni da una desacralizzazione sfrenata e gratuita. Anche nel nostro Paese la gran parte delle persone non chiede altro che poter essere felice, ed è un diritto esserlo. Se osserviamo con attenzione, notiamo che quel che vogliono le persone per bene e di buona volontà non-musulmane non è differente da ciò che desiderano i musulmani stessi: questo perché l’Islam è insito in tutti noi ed ogni essere umano è perennemente alla ricerca di Dio, l’Unico che può soddisfare ogni desiderio e aspettativa. Vogliamo tutti la stessa cosa e le genti potrebbero benissimo vivere in armonia e fratellanza l’una con l’altra; il problema è che, non conoscendo sé stessi, non si può sapere neanche cosa si vuole veramente. Se si riuscisse a superare la barriera del pregiudizio e coltivare discernimento, ogni italiano sarebbe in grado di apprezzare la portata, il sostegno e il contributo dell’Islam nelle singole persone e nella società. 

Nella tua comunità quale è il ruolo delle donne?
Nell’Islam la donna possiede un ruolo primario in casa, nella famiglia e nella società. Innanzitutto, è il primo insegnante dei nostri figli, che sono il futuro della società. Quanto viene trasmesso dall’amore dei genitori, e in ispecie da quello materno durante i primi mesi o anni di vita di un bambino, è fondamentale e contribuirà enormemente al suo sviluppo nel corso della vita anche ad un livello inconscio. È triste notare come il ruolo delle madri venga oggigiorno minimizzato, abusato e degradato in nome di una presunta libertà che schiavizza la donna non solo del suo ego, ma anche degli altri, della società e dei suoi costrutti artificiali, ed ancora più triste è far credere alle donne che questa loro schiavitù sia emancipazione. Questo non significa che una donna debba solo essere madre e non possa lavorare, come qualcuno tenta di far credere. La donna deve sentirsi ed essere protetta: spetta a lei scegliere se lavorare o meno e non è tenuta a spendere un centesimo di quel che guadagna per il mantenimento della famiglia, onere invece che incombe sul marito. 

Cosa pensi dei recenti fatti di cronaca che danno un’impressione negativa a chi non è musulmano?
C’è stato ed esiste tuttora un piano a livello internazionale atto a distruggere l’Islam e farlo scomparire dalla faccia della terra. Ciò che non si vuol comprendere è che l’Islam non è un movimento o un’ideologia che possa essere spazzata via da un secolo all’altro. L’Islam, come dice la parola stessa, è uno stato, e più precisamente lo stato naturale dell’uomo. Esso è abbandono fiducioso e benevolo alla Realtà Ultima, significa riconoscersi per quello che si è: sottomessi ad una volontà più grande di noi, viandanti verso un destino che scegliamo, ma da cui non possiamo fuggire. L’Islam è purezza incontaminata ed inalterabile. Per questo motivo i nemici dell’Islam cercano sempre di ideologizzare o mistificare questa religione; perché è solo presentando l’Islam per quel che non è che possono riuscire a identificarlo, colpirlo ed indebolirlo. Queste persone non hanno però capito che il puro Islam invece rimane e sempre rimarrà vivo a sostegno dei diseredati e di tutte le persone sincere che ne traggono beneficio. Purtroppo molte persone sono state ingannate ed hanno veramente creduto che il “fantoccio islamico” creato dai detrattori sia effettivamente l’Islam. Noi confidiamo che quando l’Islam verrà veramente fatto conoscere per ciò che è, i popoli vi aderiranno volontariamente. 

Cosa pensi del confronto con i sunniti?
Sunniti e sciiti credono in Dio e nel Profeta Muhammad; pregano cinque volte al giorno, fanno la carità rituale, digiunano nel mese di Ramadan e compiono il Pellegrinaggio alla Mecca. Personalmente ho studiato e insegnato anche presso istituti sunniti e posso dire francamente che quanto che ci unisce è decisamente più di quel che ci divide. Esagerazioni sia da una parte che dall’altra hanno fatto si che le scuole sunnite vengano presentate come diametralmente opposte a quelle sciite, mentre tutti credono nello stesso Libro rivelato, con le stesse parole e le stesse lettere. Divergenze sia teologiche, che giuridiche sono sempre esistite anche tra diverse correnti all’interno di una stessa scuola, ma la dottrina portante è chiara e spiegata eloquentemente nel sacro Corano. Un cattivo sciita non è migliore di un bravo sunnita e un cattivo sunnita non è certo meglio di un bravo sciita: il Corano ci dice chiaramente che il più nobile tra noi è colui che, avendo fede, agisce con più rettitudine. Pensare diversamente e discriminare su base confessionale significherebbe alterare il significato del Corano.

Noi europei, non arabi né persiani, potremmo mai scrollarci di dosso le etichettature che hanno i nostri fratelli arabi e persiani?
È un dato di fatto che l’Europa abbia una storia diversa da quella di arabi e persiani. Tutt’oggi il modo di pensare e di agire degli europei è diverso da quello degli altri popoli. All’interno della stessa Europa un italiano è diverso da un inglese, uno spagnolo da un norvegese, e così via. Un musulmano di origini indiane che vive a Londra può essere però più vicino a un inglese che a un indiano come modo di pensare, in quanto nato e cresciuto lì. Tutto ciò è naturale. L’Indonesia e la Malesia, due grandi Paesi musulmani, hanno una cultura propria che niente ha a che fare con gli arabi o i persiani. Di fatto gli arabi sono solo una minoranza nella comunità islamica mondiale. Dunque, credo che un buon punto di partenza possa essere il distinguere tra cultura e religione. È giusto che ogni popolo mantenga la propria cultura, ma l’Islam le trascende e soddisfa le esigenze materiali e spirituali di ognuno di noi, indipendentemente dalla nostra cultura di appartenenza. Quanto a chi etichetta e lega l’Islam e i musulmani a un determinato contesto storico, geografico o culturale, dovrebbe ampliare di più le proprie vedute e studiare maggiormente i fenomeni per quello che sono e non per quello che sono stati fatti sembrare.

In Italia c’è una crescita dell’Islam? Si può cambiare la visione negativa che qualcuno ne ha?
Credo che l’Islam inevitabilmente sia destinato a crescere tra le persone sincere che veramente sono alla ricerca di qualcosa di reale. L’andamento della vita moderna chiaramente non conduce ad una felicità duratura. L’uomo, con tutti i suoi sforzi e le sue guerre, non è riuscito a trovare una risposta al quesito su come debba vivere per essere felice. Le genti per indole naturale sono alla ricerca dell’Islam anche se non ne sono coscienti. Un atto di gratitudine, l’onestà, cercare di stabilire giustizia, far sorridere una persona affranta, sono tutti richiami istintivi atti a voler vivere l’amore in Dio. Le persone ne hanno bisogno, hanno bisogno del puro Islam, e purtroppo sono state ingannate; ma la verità, presto o tardi, sarà manifesta, a Dio piacendo.

Per concludere, un augurio alla nostra testata giornalistica.
I miei migliori auguri di buona riuscita per il vostro giornale. Ricercate sempre la guida di Dio lungo il cammino che avete intrapreso. Chi pubblica un giornale ha un compito assai importante: quello di presentare verità. Non abusate quindi di questo ruolo ma anzi siate testimoni della verità, doveste andare anche contro voi stessi.

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