Roberto Corti, il sindaco dell’integrazione

Roberto Corti è il primo cittadino di Desio, centro della Brianza, in provincia di Monza, che ha scelto di governare la sua città favorendo il dialogo e la civile convivenza con le numerose comunità musulmane che vivono lì ormai da anni. È un esponente del Pd a metà del suo secondo mandato come sindaco. Di recente si è parlato di Desio per la decisione di realizzare un’area destinata alle sepolture dei cittadini di fede islamica residenti o deceduti in città all’interno del locale cimitero. La Giunta comunale ha infatti deliberato lo scorso 16 ottobre la convenzione con l’associazione culturale paksitana “Centro Minhaj ul Quaran” con la quale ha definito la procedura di accesso e d’uso delle sepolture. In quell’area saranno costruiti 36 posti sepoltura orientati verso La Mecca e un ossario comune nel rispetto delle principali regole della religione islamica. Le salme dovranno avere un certificato firmato dal legale rappresentante dell’associazione che attesti la fede islamica del defunto.

Il sindaco Corti ne parla così: “Per noi tutti i cittadini che vivono e lavorano sul territorio hanno gli stessi diritti e doveri, senza distinzioni di etnia. Accogliamo oltre quattromila residenti stranieri, la maggior parte rumeni ma anche pachistani, abbiamo oltre 800 bambini iscritti nelle scuole e supportiamo iniziative di integrazione culturale, garantendo sempre il rispetto della legge. Desio è la città dell’integrazione nel rispetto delle regole“.

Come definisce i rapporti tra la Comunità musulmana locale e la cittadinanza di Desio?

Direi positivi. Abbiamo delle realtà, come appunto quella pakistana, che è molto ben inserita ed attiva oltre che nel normale tessuto cittadino, anche in quello associativo. Altre realtà magari non sono così aperte ma, non per questo, non vivono serenamente nella nostra realtà”.

Tra le varie comunità, qual è la più propositiva?

Come dicevo prima, certamente quella pakistana. È così da sempre, grazie anche a delle guide e persone di riferimento che incentivano e favoriscono il dialogo e l’incontro sia a livello sociale, che religioso. Da tanti anni, a Desio, cristiani e musulmani pakistani si trovano a confrontarsi ed anche a pregare insieme”. 

L’iniziativa denominata “Desio città aperta” sta dando i risultati sperati?

È un percorso avviato da tanti anni, ben prima che fossi eletto sindaco. Si tratta di una rete di associazioni nata ormai dieci anni fa per promuovere il dialogo tra religioni e culture diverse. Ha fatto sì che a Desio succedessero quelle cose che ho descritto prima e che da noi rappresentano la normalità. Ma penso anche a tante altre iniziative come la Scuola di lingua per stranieri, le varie marce ed iniziative per la pace per le vie della città, col coinvolgimento dei bambini delle scuole elementari e medie e delle loro insegnanti, grazie al grande contributo che danno i missionari saveriani al dialogo interculturale ed interreligioso”. 

Desio si può considerare una cittadina sicura?

Sì. Il tema sicurezza ha tante sfaccettature, molte delle quali sono spesso anche ingigantite rispetto alla realtà: i social in questo hanno un effetto molto negativo. Comunque, non abbiamo particolari problemi rispetto ad altre città della stessa nostra dimensione”.

Vuol chiarire la situazione sulla richiesta di costruire a Desio una Moschea?

A Desio da più di vent’anni esistano due luoghi di ritrovo per i musulmani: uno è per i pakistani e l’altro è laddove si ritrovano i fedeli musulmani provenienti da altri Paesi. Quello pakistano è diventato ormai troppo piccolo rispetto alle necessità di quella comunità e quindi vorrebbero trovarne uno nuovo, più grande”.

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