L’Islam e l’Italia, un rapporto storicamente complesso

L’avvocato Vincenzo Scarpello è uno storico giurista, esperto di politica internazionale e rapporti interreligiosi. Con lui abbiamo discusso di Islam e di temi di grande attualità per la comunità musulmana presente in Italia, ma anche per gli stessi italiani. Ecco il suo pensiero sull’attuale quadro generale della società in cui viviamo.  

Ci parli di come nel passato l’Islam in Italia ha influenzato la nostra cultura.

Nel corso della sua storia, la cultura italiana ha avuto con l’Islam un rapporto estremamente complesso ed alternato tra periodi di scontro aperto e periodi di dialogo e convivenza, di commerci e influssi nella cultura, nell’arte, nella gastronomia. Come ci sono state differenti declinazioni storiche dell’Islam nel corso dei secoli, essendo impossibile individuare un unico modello di stato musulmano, così la storia d’Italia ha conosciuto differenti fasi e differenti modalità di rapportarsi ai vicini del Mediterraneo. Il grande storico Fernand Braudel ha evidenziato la difficoltà di individuare in proposito una storia monolitica. Possiamo affermare che i rapporti commerciali e le dominazioni brevi o lunghe (come il caso della Sicilia) sono intervenute nella cultura italiana nella fase di massimo splendore delle civiltà abbaside e fatimide mentre, nel caso del confronto con gli ottomani, nonostante la permanenza degli scambi commerciali e diplomatici, si è affermata una visione aggressiva del jihad verso i territori che furono Impero Romano, che ha causato i principali episodi tragici dei secoli passati. Visione aggressiva che va contestualizzata in determinati momenti storici, influenzata anche dalle lotte intestine agli Stati cristiani ed alle esigenze propagandistiche interne della Sublime Porta”.

Qual è la situazione attuale dei musulmani nel nostro Paese?

Il passato remoto e recente, nel tessuto sociale dell’Italia contemporanea, ha evidenziato più gli episodi di scontro che quelli in cui Europa cristiana ed Islam hanno avuto lunghi periodi di pace e di convivenza. Tali conflitti, e ricordiamo tra tutti, oltre alla conquista della Sicilia (827-902), le battaglie in Italia Meridionale (con gli effimeri emirati pugliesi), il tragico episodio di Otranto (1480), le battaglie di Lepanto e di Famagosta, gli assedi di Vienna ed infine l’endemica Corsa dei pirati barbareschi che è durata fino al XVIII secolo, hanno radicato una diffidenza ed una ostilità delle popolazioni italiane, che ostacolava rapporti che non fossero meramente commerciali. È stato il periodo coloniale italiano che ha ridefinito i termini del dialogo tra musulmani ed italiani, che perdura fino ai nostri giorni, con alterne fasi. I musulmani in Italia sono una comunità variegata, tanto per provenienza, quanto per rapporto con la cultura secolarizzata occidentale, per cui è estremamente difficile fornirne un quadro unitario”.

Che differenze nota tra musulmani stranieri ed italiani?

Vi sono in Italia diverse generazioni di immigrati di religione islamica, come vi sono diverse comunità di italiani che lavorano all’estero in paesi islamici. I maggiori problemi di convivenza si riscontrano in genere con coloro che arrivano per ultimi e non riescono a comprendere i meccanismi di funzionamento della società e delle leggi italiane. I mussulmani italiani, che non sono soltanto gli immigrati che per ragioni lavorative ricercano un lavoro in Italia, ma anche una quota non trascurabile di italiani convertiti all’Islam, sono una tra le comunità meglio integrate tra i paesi europei, integrazione favorita dal modello inclusivo della Civiltà italiana, risalente al periodo dell’Impero Romano. Ciò non significa che non vi siano sacche di radicalismo, cui corrisponde un irrigidimento altrettanto pericoloso, da parte del tessuto sociale italiano, che debbono essere riassorbite in un modello di inevitabile coesistenza in nome di valori comuni, che non possono che essere quelli della Millenaria Civiltà italiana”.

Che risvolti politici potrebbero innescare i musulmani in Italia?

Tutto dipende dal modello di integrazione che si vorrà utilizzare. Quello proseguito fino ad ora si è dimostrato totalmente fallimentare, perché basato su una inclusività debole, perché basato su un modello di Civiltà italiana debole. Quanto più forte è l’identità italiana, che ricordiamo ha radici greche, latine e cristiane, ed uno sviluppo uniforme, al di là della frammentazione culturale e territoriale dal crollo dell’Impero romano di Occidente fino al processo di unificazione nazionale, tanto più semplice sarà impostare una convivenza basata sulla reciproca conoscenza e sul reciproco rispetto. L’inclusività da pensiero debole o ha creato ghetti e radicalismo oppure ha portato ad una secolarizzazione che ha finito per svilire le identità, vera ricchezza e vera risorsa su cui basare il dialogo dei prossimi anni”.

Attualmente è possibile una convivenza?

Il riemergere della diffidenza reciproca, la creazione di stereotipi (l’immigrato criminale, l’islamico radicale, l’italiano razzista) e la reazione a tratti dissennata della politica e della cultura italiana, hanno creato uno dei momenti più difficili nei rapporti di integrazione, che dividono trasversalmente gli schieramenti politici tra fautori del dialogo e fautori dello scontro di civiltà. Per scongiurare il secondo si deve vedere cosa non ha funzionato nel primo, perché, fino ad ora, il dialogo interreligioso è stato basato, salvo in alcuni periodi fortunati, su presupposti sbagliati”.

La religione musulmana è destinata a crescere, soprattutto nei Paesi occidentali ed Europa. Come immagina il futuro prossimo?

Non si può prevedere un modello di sviluppo omogeneo ed è estremamente complesso elaborare scenari futuri, tenendo conto di determinanti che variano con velocità impressionante. Le evoluzioni geopolitiche del Medioriente, la gestione pessima ed a tratti contraddittoria del fenomeno migratorio che rischia di compromettere per sempre il processo di integrazione comunitaria, la riemersione di correnti ermeneutiche, in seno all’Islam, di una visione aggressiva della seconda parte del Corano, le tensioni sociali presenti nell’Occidente, rischiano di causare un periodo estremamente difficile, che potrà essere superato solo ritornando a formule efficaci di ridefinizione identitaria. O l’Italia riscopre pienamente le sue radici, trasmettendone il messaggio universali ai popoli con cui viene in contatto, tornando ad essere il faro di civiltà per il Mediterraneo, oppure è destinata ad essere assorbita nel progetto di omogeneizzazione culturale del mondo postmoderno, progetto che trascinerà anche le differenti comunità islamiche italiane”.

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