Italia, quando un visto risulta inottenibile

In Italia, secondo i dati Istat, i matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera viaggiano alla cifra impressionante di circa 24.000 nozze all’anno (pari al 12,4% dei matrimoni celebrati nel 2015). Sono famiglie comuni, come le altre: sognano, ridono, litigano, programmano un futuro migliore, ma molte hanno un problema: il visto turistico per far arrivare i parenti per assistere alle nozze o altre ricorrenze importanti.

Infatti, le coppie miste italo-straniere che vogliano invitare i genitori del partner a partecipare ad una serie di eventi (nascite, celebrazioni, semplici visite) sono estremamente penalizzate poiché non ci sono normative in vigore che regolano l’istanza, quindi devono per forza ripiegare sul visto turistico la cui richiesta, spesso e volentieri, viene rigettata senza una reale motivazione. Infatti il motivo principale del diniego è quando si ritiene che sussista un “rischio migratorio”, costringendo il partner italiano (chi ne ha le possibilità) di fare ricorso con notevole esborso di denaro al Tar del Lazio. Per legge è l’ambasciata che ha la totale discrezionalità sul visto e lo può negare quando ritenga che ci sia una finalità migratoria, anche se si è in grado di presentare una valida documentazione a dimostrazione del contrario.

Un recente caso a lieto fine che è stato riportato dalla stampa nazionale è la storia di Roberta e Ousman che erano in procinto di sposarsi, ma si erano visti negare il visto alla madre di Ousman per assistere alle nozze. Solo grazie alla pressione mediatica ed all’intervento del sindaco c’è poi stato lo sblocco della situazione.

Ormai le coppie miste ricoprono una percentuale della popolazione non trascurabile, e continuerà a salire costantemente nel tempo. Abbiamo bisogno di regole precise e scritte – spiega Cristian Karim Benvenuto, dirigente politico – Non dico di offrire i visti o fare venire i giovani, ma almeno i genitori che ormai non hanno più niente da chiedere se non di rivedere i propri figli. Bisogna considerare queste famiglie non di serie B, poiché assistere al matrimonio di un figlio, partecipare alla nascita di un nipote, accudire la figlia/nuora durante e dopo la gravidanza o semplicemente visitarla deve essere un diritto inalienabile a prescindere dalla nazionalità; non può essere un funzionario di un Ufficio consolare a deciderne a sua totale discrezione le sorti, soprattutto in uno dei momenti in cui le famiglie devono rimanere unite. Tuttavia, fa eccezione qualche Ambasciata che invece opera benissimo. Ecco allora che stiamo lavorando ad una proposta totalmente diversa dall’attuale ed andremo a depositarla presso le istituzioni di competenza dove chiederemo leggi e normative scritte, per rispettarle”.

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